«Oasi La Badia da proteggere. La Regione fermi i cacciatori». I Verdi di Urbino contro la richiesta dell’Atc

L’area è vietata alla caccia dal 1961

«Oasi La Badia da proteggere. La Regione fermi i cacciatori». I Verdi di Urbino contro la richiesta dell Atc
«Oasi La Badia da proteggere. La Regione fermi i cacciatori». I Verdi di Urbino contro la richiesta dell’Atc
di Beatrice Giannotti
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Venerdì 14 Aprile 2023, 02:15 - Ultimo aggiornamento: 15 Aprile, 07:24

RBINO L’Ambito territoriale di caccia dopo quasi 12 mesi torna a chiedere di nuovo l’apertura della caccia nell’Oasi La Badia e quindi di inserire il suo territorio nella gestione programmata della caccia. L’Oasi La Badia ha una estensione di 806 ettari nei territori comunali di Montecalvo in Foglia e Urbino ed è stata la prima oasi italiana, istituita con delibera provinciale nel 1979. Ma in quest’area la caccia era vietata fin dal 1961. Un luogo dedicato alla tutela della fauna e degli elementi naturali come le rive del fiume Foglia con la loro ricca biodiversità, che ricade interamente nella Rete Natura 2000.

 


La valorizzazione del territorio


«La presenza di un luogo protetto, ricco di elementi naturali di grande valore conservazionistico, costituisce un importantissimo strumento per la valorizzazione culturale del territorio. Un luogo importante per la ricerca, l’educazione e la divulgazione che da oltre 40 anni è frequentato da alunni delle scuole, famiglie, ricercatori ed appassionati, oltre che da turisti e ornitologi» sottolinea Giulio Lonzi, di EuropaVerde-Verdi Urbino.
Un sentiero è sempre praticabile e fruibile da tutti coloro che vogliono inoltrarsi nel bosco ed è collegato ad una rete di strade vicinali e ciclovie sempre più utilizzate da appassionati escursionisti. All’interno dell’Oasi viene prevalentemente praticata agricoltura biologica e, per alcune aziende agricole che hanno sviluppato anche attività ricettiva, l’Oasi costituisce un elemento attrattivo di grande valore per vacanze in un ambiente rurale e tranquillo. Nel cuore dell’Oasi, in località Ca’ Girone, si trova inoltre la sede centrale del Crass Marche, il centro recupero animali selvatici della Regione, che si occupa di curare e monitorare, della fauna in stato di necessità.
«Per entrambi i comuni in cui ricade, ma in particolare per Montecalvo in Foglia, che non può certo vantare l’attrattiva che esercita Urbino sui turisti, l’Oasi La Badia costituisce un bene naturale che impreziosisce il territorio comunale – continua Lonzi – e la sua trasformazione in parco divertimenti per esercitare la caccia porterebbe solamente a un impoverimento».


La richiesta di eliminare l’Oasi per ripristinare la pratica della caccia «appare del tutto assurda, culturalmente volgare, impresentabile ed inaccettabile.

Ancor più la richiesta sul piano tecnico e giuridico, non è accoglibile per aspetti riportati per esempio dal Piano faunistico venatorio regionale e dal programma per la tutela della biodiversità e definizione della rete ecologica marchigiana».


Un luogo amato e rispettato


Inoltre Lonzi avanza anche motivazioni etiche e culturali: «La riapertura della caccia priverebbe la collettività dell’unicità di un luogo che da decenni è amato e rispettato, a vantaggio di pochi praticanti dell’attività venatoria. Inoltre, sotto il profilo della pubblica sicurezza, da considerare i rischi connessi alla presenza di cacciatori in un luogo frequentato dagli ospiti delle aziende agrituristiche, dai bambini in gita, dai praticanti birdwatching, dai cicloturisti e da cercatori di funghi o tartufi». Lonzi lancia un appello all’assessore regionale Antonini affinché la richiesta dell’Atc venga respinta.



 

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