Il campione di nuoto: "Ho preso il Covid e non so come. Ragazzi, non è uno scherzo"

Edoardo Giorgetti
Edoardo Giorgetti
di Camilla Cataldo
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Mercoledì 2 Dicembre 2020, 04:15 - Ultimo aggiornamento: 19:56

PESARO «Il Coronavirus non è uno scherzo, non è stata una normale influenza». E colpisce, anche in maniera pesante, pure i giovani. Edoardo Giorgetti, cagliese classe ’89, col nuoto ha ottenuto un argento e record europei, finali mondiali e molto altro, ma il Covid non lo ha risparmiato. «Per noi che lavoriamo col fisico l’attenzione è maniacale. Ero ossessionato in un anno importante come questo che porterà alle Olimpiadi e ho fatto di tutto per non prendere il virus. Però al raduno con la Nazionale non puoi dire no – racconta Edo Giorgetti -. Avevo portato a Livigno cinque pacchi di mascherine Ffp2 che cambiavo ogni due giorni. Avevo pensato a ogni minimo dettaglio». E’ stato il primo del gruppo a manifestare sintomi.

 
«Ero arrivato l’11 ottobre e ho svolto una settimana di allenamenti. Nella tarda notte di sabato ho cominciato a lamentare una forte dissenteria (che non era comunemente collegata al Covid) e la febbre alta. Non immaginavo fosse il Coronavirus, mio babbo fa il medico e insieme abbiamo pensato fosse legato a qualcosa che avevo mangiato al ristorante. Domenica 18 ho voluto fare il tampone e sono risultato positivo. La stessa sera del 17 anche Sabbioni (tesserato per la Vis Sauro Nuoto Team -ndr) diceva di non sentire sapori e odori. Lunedì 19 tutti gli altri atleti sono risultati contagiati. Non so come l’ho preso, avevamo la mascherina 24 ore e la toglievamo solo per mangiare». La guarigione è datata 3 novembre. «E’ stata tosta, pesante. Credo di essere stato così male perché mi sono allenato nel periodo di incubazione della malattia e ho stressato il fisico oltremisura. Ho avuto febbre alta, tosse, sospetta polmonite che per fortuna si è rivelata solamente bronchite. Sono stato autorizzato a prendere farmaci preventivi affinchè non peggiorasse. Mi lasciavano il vassoio per terra fuori dalla camera. L’ultima settimana seguivo online le lezioni all’università privata, la Link Campus University. Prima guardavo Netflix e poco altro». I 25 giorni di clausura sono stati forti a livello psicologico. «Avevo pianificato questo anno da almeno quattro, dalle decisioni più semplici ai rapporti sociali. Poi ci sono fattori che sballano completamente i programmi. Il lockdown mi aveva messo alle strette, poi sono tornato e ho rivinto i Campionai italiani. Mi ha messo alla prova e lasciato più fatalista, sto facendo il massimo da tempo per conseguire l’obiettivo che più vorrei nella vita e devo affrontarlo col sorriso. Avanti con fiducia». Giorgetti è fiducioso che le Olimpiadi di Tokyo si disputeranno. «In oriente la situazione non è così cattiva e penso obbligheranno tutti i qualificati a sottoporsi al vaccino, si potrebbe creare una sorta di bolla. Personalmente ho conseguito il tempo minimo Cio nei 200 rana, ma devo leggermente ritoccarlo per essere certo». Intanto è tornato in acqua, non senza qualche peripezia. «Ho riavuto l’idoneità dopo visite molto approfondite. All’inizio c’era uno strascico del Covid: si vedevano addensamenti polmonari ma era un’immagine falsificata, ho fatto controlli ulteriori e tutto è andato bene. Ora sto nuotando come prima, ma lo stop è stato lungo e il lavoro interrotto più volte. A marzo gareggerò, a dicembre non credo. Ho bisogno di riprendere tono e confidenza con l’acqua». In conclusione, un messaggio per chi lotta col Covid e per chi teme di contrarlo. «Abbiamo rispetto per noi stessi e soprattutto per gli altri. L’incoscienza di uno può pagarla un altro. Siamo autoresponsabili ma soprattutto salvaguardiamo la società e osserviamo le regole».
 

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