Non solo la "torre" Molaroni: a Pesaro adesso c'è paura anche per un'altra ciminiera

Non solo la "torre" Molaroni: a Pesaro adesso c'è paura anche per un'altra ciminiera
Non solo la "torre" Molaroni: a Pesaro adesso c'è paura anche per un'altra ciminiera
di Miléna Bonaparte
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Domenica 20 Novembre 2022, 03:15 - Ultimo aggiornamento: 17:25

PESARO  - Non poteva mancare all’appello il San Benedetto nella lista dei danni dell’emergenza post terremoto. Un edificio monumentale pericolante, abbandonato e in degrado da oltre trent’anni. Fra i palazzi storici e le chiese lesionati dal sisma del 9 novembre e dallo sciame di scosse successive c’è anche l’ex manicomio di corso XI Settembre, di proprietà dell’Area vasta 1 dell’Asur. I dissesti hanno minato i muri portanti, il solaio e in particolare il camino a ciminiera, leggermente inclinato e a rischio crollo, delle lavanderie dell’ex ospedale psichiatrico, cioè l’ala del labirintico immobile affacciata su via Massimi e via Belvedere.

Un cedimento, dopo quello alla torre Molaroni, che ha fatto scattare la segnalazione dei residenti della zona ai vigili del fuoco, i quali sono intervenuti e hanno constatato “i rilevanti danni al tetto - si legge nel rapporto dei pompieri, impegnati in una delle oltre 500 chiamate per il terremoto - con significativi cedimenti su falde del colmo e gravissimi danni in una porzione in muratura portante”. 


L’ordinanza e le transenne


Intervento a dir poco provvidenziale perché l’eventuale crollo della ciminiera, con le parti annesse della copertura, avrebbe potuto far cadere mattoni e tegole sui passanti.

Le scosse di terremoto sono state insomma come benzina sul fuoco, mettendo a rischio un edificio da tempo in degrado, dominato dall’incuria. I vigili del fuoco hanno quindi richiesto al Comune, per ragioni di sicurezza, la chiusura al traffico della strada con modifica della circolazione.

Subito transennata via Massimi, nel tratto fra via Passeri e via Mammolabella. Una ordinanza questa che durerà fino alla risistemazione dell’edificio da parte dell’Asur. Danneggiata, nelle vicinanze, anche la chiesa di San Cassiano, affacciata sul Corso, sbarrato l’ingresso per ”accertamenti strutturali”, si legge nel cartello, ma al momento nessuna transenna, nonostante si sia aggravata la vistosa crepa, di vecchia data, nella fiancata su via Bovio. È stata inoltre riscontrata dai vigili del fuoco una fessura sopra il portone d’ingresso di un’abitazione in via Mammolabella. Interventi per il dissesto statico del San Benedetto sono stati prontamente realizzati dall’Asur.


Intervento dell’Asur


Tutto restaurabile, falde del colmo, muro portante, ciminiera. «Non ci sono stati crolli - precisa Romeo Magnoni, direttore dell’Area vasta 1 -, il camino della ex lavanderia si è leggermente inclinato, quindi per precauzione è stata chiusa la strada, l’eventuale crollo che avrebbe interessato il tetto poteva fare saltare le tegole sui passanti. Abbiamo affidato l’incarico a un professionista esterno, con procedura d’urgenza, per elaborare il progetto di messa in sicurezza. Il verbale dei vigili del fuoco ci è arrivato tre giorni fa e ci siamo subito attivati. Il Comune ha chiuso la strada solo per precauzione. Il San Benedetto è messo davvero male, indipendentemente dal terremoto». Le lavanderie, all’estremità meridionale dell’ex manicomio, progettato da Cappellini nell’800 su un convento seicentesco e affacciate sul rinascimentale Barchetto ducale, sono separate dal resto della struttura. Il piano di recupero del Comune, finanziato dal Pinqua Pnrr del Centro storico e del San Benedetto, prevede il loro riutilizzo come spazio culturale. Nella porzione su via Mammolabella, l’Asur realizzerà invece alcune villette a schiera con giardino da mettere in vendita.


L’allerta


L’allerta è arrivata fino al comitato ”Pesaro città d’arte e cultura”: «Bisognerebbe legare le parti dell’edificato con tiranti, travi, puntelli e sistemi di sostegno che ne rendano unite e stabili le varie porzioni - fa notare Roberto Malini -. Lasciato a se stesso il palazzo può collassare, come è già avvenuto in più punti indipendentemente dal terremoto, proprio perché non è un blocco unico. Un immobile deve essere oggetto di interventi strutturali anche quando non viene utilizzato». 

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