Mosaici, il Duomo di Pesaro a porte aperte: c'è la svolta, al lavoro un pool di esperti

Mosaici, il Duomo di Pesaro a porte aperte: c'è la svolta, al lavoro un pool di esperti
Mosaici, il Duomo di Pesaro a porte aperte: c'è la svolta, al lavoro un pool di esperti
di Miléna Bonaparte
4 Minuti di Lettura
Giovedì 25 Agosto 2022, 03:40

PESARO - «Don Sandro, mi raccomando i mosaici». Un consiglio tanto forte e ripetuto da sembrare un obbligo. Da quando monsignor Salvucci, 57 anni, originario di Macerata, teologo e animatore del Movimento dei focolari di Fermo, è stato consacrato alla guida della chiesa metropolita di Pesaro, il 1º maggio, è sempre il solito ritornello. Udienze, cerimonie, incontri.

Ogni occasione è colta al volo dai fedeli per ricordare al nuovo arcivescovo quanto sia grande l’interesse della città, e non solo, affinché i due pavimenti del Duomo siano meglio fruibili, rispetto ai quattro “finestroni“ bui e offuscati dal riflesso dei soffitti, e vengano salvati dal degrado, in particolare per l’umidità che minaccia i colori. E lui, tra le mille incombenze e un accorpamento con Urbino deciso dalla Santa Sede, si è subito messo a studiare la storia travagliata dei litostroti. Il superiore è un palinsesto bizantino (VI secolo) con inserti medievali (XII-XIII secolo), mentre il pavimento sottostante è legato alla basilica paleocristiana (IV secolo), ai tempi di Sant’Eracliano e del patrono San Terenzio. Lo ha accompagnato nella sua prima visita il direttore dell’ufficio beni culturali della Diocesi, Filippo Alessandroni.

La visita

E don Sandro è rimasto affascinato dal raffinato linguaggio geometrico e allegorico della tradizione bizantina, dalla simbologia della prima cristianità, dai riferimenti teologici.

Ha voluto conoscere tutta la vicenda, un caso di arte dimenticata e di infelice burocrazia che prende le mosse nel 1611 dalla scoperta di Sebastiano Macci, passando per l’immancabile Annibale degli Abbati Olivieri e l’architetto Carducci che a metà ’800 disegnò delle tavole di rilievi. E dalle pagine di storia ai fatti concreti, per l’arcivescovo il passo è stato breve. «Nei giorni scorsi – racconta – sono cominciate le operazioni di recupero, la Diocesi ha affidato a uno studio di restauratori di Pesaro la pulitura di alcune porzioni del mosaico superiore, per liberare le figure dalla patina che si è formata nel tempo, in alcuni punti i colori hanno ripreso vita». Monsignor Salvucci è pienamente a suo agio nella non semplice posizione di “padrone di casa“ dell’area archeologica che si estende sotto le navate e ha le idee chiare sulla fruizione: «Abbiamo davanti due scadenze molto ravvicinate che vanno onorate con un segnale importante per migliorare la visibilità dei mosaici. La Capitale della cultura 2024 e il Giubileo del 2025. Per una soluzione definitiva non ci sono i tempi, quindi l’ipotesi sulla quale stiamo lavorando è quella di ampliare le finestre, sostituendo le parti in marmo con vetrate trasparenti che possano essere oscurate durante le funzioni religiose e illuminate adeguatamente negli orari di visita». Ma la condizione indispensabile è che venga rispettata l’attività liturgica: «La cattedrale è un luogo di culto – mette i paletti don Sandro –, non siamo un mausoleo e neanche uno spazio espositivo. Bisogna tenere conto delle esigenze della vita parrocchiale, che non va interrotta in nessun caso per un lungo periodo, come è accaduto in passato. Naturalmente sto parlando solo del mosaico superiore, per il momento di scoprire quello sottostante non se ne parla. Per questa operazione saranno necessari dei sondaggi tecnologici per valutarne la portata».

I fondi

Altro nodo della questione sono le risorse economiche: «Insieme a una tempistica certa, chiedo anche una copertura finanziaria adeguata, tutte spese che la Diocesi non si può assolutamente permettere. E poi adesso con la stangata del caro bollette, riscaldare le chiese ci costerà diversi milioni. I costi per migliorare la fruibilità dei mosaici andrebbero ripartiti tra gli enti pubblici, con un eventuale coinvolgimento dei privati, operazioni che vanno indirizzate dalla Sovrintendenza che deve proporre la soluzione più fattibile». Nei prossimi giorni l’arcivescovo incontrerà inoltre gli esperti dell’Università politecnica delle Marche. Dall’ateneo di Ancona arriveranno a sottoporgli proposte di studio, conservazione e visibilità alcuni professionisti del gruppo di ricerca Distori heritage del Dicea, il Dipartimento di ingegneria e architettura che lavora alla fruizione digitale con avatar virtuali delle opere d’arte. «Questi tecnici non sono nuovi ai capolavori del Duomo – ricorda monsignor Salvucci –. Anni fa si sono occupati di una indagine sullo stato di conservazione». E mentre pensa al futuro dei tesori della cattedrale, don Sandro ha ancora nel cuore i mosaici che ha ammirato nella sua recente visita in Terrasanta: «Anche a Betania, vicino a Gerusalemme, c’erano due pavimenti affiancati della stessa epoca dei nostri, meravigliosi e quelli sì a cielo aperto». 
 

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