Overdose per mix di droghe, morì sulle scale della chiesa: a processo i due spacciatori

Il rinvenimento nel cadavere sulle scale dell'ex chiesa di Sant'Agostino
Il rinvenimento nel cadavere sulle scale dell'ex chiesa di Sant'Agostino
di Luigi Benelli
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Mercoledì 2 Febbraio 2022, 08:24 - Ultimo aggiornamento: 08:26

FANO - Morto per overdose sugli scalini alla ex chiesa di Sant’Agostino, due persone a processo. Ieri la prima udienza per un 27enne e 37enne accusati di omicidio colposo in concorso in relazione al reato di “morte come conseguenza di altro delitto”.

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Grande eco in città
l caso ebbe una certa eco a Fano. Il 19 marzo 2019 Paolo Pedini Boni, 41 anni, era stato ritrovato senza vita sugli scalini dell’ex chiesa Sant’Agostino, intorno alle 5.30. Non c’erano segni di aggressione o colluttazione. Sembrerebbe infatti che il 41enne fosse arrivato in sella alla sua bicicletta per poi essere colto da un malore improvviso che lo ha indotto a fermarsi e prendere fiato sugli scalini della ex chiesa. Purtroppo per lui però il malore è stato fatale.

Paolo Pedini Boni, conosciutissimo in città, lavorava al locale sala da the, L’Uccellin Bel Verde e alla pizzeria Doma. Sul posto erano intervenuti i carabinieri di Fano, per le indagini di rito e per transennare l’area al fine di tenere lontani i curiosi che pian piano avevano affollato la zona. Le indagini hanno fatto il loro corso. Dall’autopsia era emerso il consumo di sostanze stupefacenti, cosicché gli inquirenti avevano scavato nelle ultime ore di vita per cercare chi potesse aver venduto la droga. Tutto è partito da una telefonata che i due imputati avevano fatto al 118, anche se troppo tardi per salvare la vita al quarantenne. I due fanesi sono accusati di aver ceduto cocaina ed eroina, in quantità non precisate, al 41enne che assumeva le sostanze a casa di uno dei due.

Il malore in bicicletta
La droga ha portato Pedini Boni al malore e alla morte per «insufficienza respiratoria acuta dovuta ad intossicazione da stupefacenti». Più sostanze psicoattive hanno determinato la peggior conseguenza, in particolare l’eroina. Per via della cessione i due imputati cagionavano quindi, come conseguenza da loro non voluta, la morte del 41enne, che secondo le indagini sarebbe avvenuta due ore prima la chiamata al 118. I due, infatti, trovando il 41enne adagiato sugli scalini, avevano dato l’allarme ai sanitari pensando fosse ancora vivo. Ma i medici avevano subito constatato il decesso, avvenuto tempo prima.

L’autopsia avrebbe anche chiarito che l’uomo aveva delle lesioni all’altezza della schiena che per i medici legali sarebbero occorse quando Pedini Boni era ancora vivo e si sarebbe accasciato sulla scala in stato agonico, privo di soccorsi. In questi casi il farmaco Naxolone rappresenta un antagonista dell’oppio in grado di contrastare l’insufficienza respiratoria. Non viene comunque contestata l’omissione di soccorso. Il reato dell’imputazione è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni. I due imputati sono difesi dagli avvocati Silvia Cecchini e Alessandro Pagnini. La prossima udienza, con l’escussione dei testi, il 7 giugno.

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