Michael, la grande fuga da Pesaro alla Transilvania. Prima in auto, poi sul treno: «Guidava con gli abiti insanguinati»

Michael, la grande fuga da Pesaro alla Transilvania. Prima in auto, poi sul treno: «Guidava con gli abiti insanguinati»
Michael, la grande fuga da Pesaro alla Transilvania. Prima in auto, poi sul treno: «Guidava con gli abiti insanguinati»
di Gianluca Murgia
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Giovedì 23 Febbraio 2023, 02:55 - Ultimo aggiornamento: 23:47

PESARO In fuga per 30 ore. Michael Alessandrini doveva aver un valido motivo per salire sulla Renault Clio di famiglia, nella notte tra lunedì e martedì, e guidare per 15 ore no-stop in direzione Romania. Una grande fuga finita in Transilvania, una highway to hell forse senza meta iniziale, un ricalcolo percorso aggiornato di continuo con la sola idea di andare il più lontano possibile da Pesaro con «indosso gli abiti - spiegherà poi il Questore - ancora sporchi di sangue». La sua corsa è terminata ieri mattina ad Arad, a 60 Km da Timişoara, poco dopo il confine tra Romania e Ungheria, a bordo di un treno locale. L’auto, in panne, era stata abbandonata per strada qualche ora prima. La targa, italiana, segnalata, ha indirizzato la polizia locale verso la vicina stazione. 

Il capolinea in Transilvania

 

Quello di Michael Alessandrini è stato un infinito viaggio al termine della notte, tra buio e nebbia, probabilmente senza sosta e - particolare non di secondo conto - costoso. Sia in termini di carburante (500-600 euro) che di pedaggio, visto che secondo le ricostruzioni l’auto del 30enne pesarese accusato dell’omicidio di Pierpaolo Panzieri non sarebbe mai uscita dall’autostrada. Né quella italiana né quella straniera, fino alla Romania. In totale quasi 1.300 chilometri macinati alla guida di quella piccola utilitaria attraverso Marche, Emilia Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia e, ancora, Slovenia, il confine croato, Ungheria e, infine, Romania. Quella del presunto omicida di Pierpaolo Panzieri, 27 anni, ritrovato senza vita nell’abitazione che aveva da poco preso in affitto al numero 19 di via Gavelli, nel cuore antico di Pesaro, dove è impossibile entrare con un’auto se non si è residenti, è stata una fuga da tutto e da tutti, probabilmente con demoni personali e pensieri atroci come unici compagni di viaggio. Nessun preavviso a famiglia o conoscenti. La fuga è scattata subito, lunedì notte. In tasca aveva i 500 euro della nonna e, forse, il portafogli di Pierpaolo con cui era stato a cena lunedì sera (e poi scomparso, come il cellulare, dal luogo del crimine). La Clio guidata da Michael, per 430 chilometri, è stata un’auto fantasma. Nessuno lo stava cercando. Si è mimetizzata nella notte e confusa tra i camion dell’A14, A13, A14 e A34. La polizia autostradale di Bologna, nel database, ieri non aveva segnalazioni da Cattolica a Parma. Solo una illusione notturna. La sua targa è stata individuata dalla Guardia di Finanza, scorrendo le immagini della fotocamera del casello di Gorizia, al confine tra Italia e Slovenia. Una traccia postdatata, immortalata alle prime luci dell’alba di martedì, che solo ore dopo, nel pomeriggio, ha dato le prime coordinate all’ipotesi di fuga: quando è avvenuta la scoperta, infatti, la sua auto si trovava già all’estero a conferma che il motore della Clio si fosse acceso subito dopo la morte di Pierpaolo. Che si sia trattata di una fuga istintiva o, in qualche maniera, calcolata, senza pit-stop strategici, si chiarirà solo quando Michael tornerà in Italia con il mandato di cattura europeo eseguito ieri pomeriggio dalla polizia romena. Sulle sue tracce, dopo i pezzi del puzzle composti durante gli interrogatori, sono partite le ricerche mirate passate per la polizia Slovena e culminate «collegandosi in tempo reale con il Servizio di cooperazione internazionale Sirene e con l’Ufficio dell’esperto Sicurezza presso l’ambasciata d’Italia a Bucarest». 
 

Il vantaggio e il recupero


L’auto di Michael, nel frattempo, come una palla da cannone, con il massimo sforzo, evidentemente troppo, aveva già bucato il confine rumeno forte di un vantaggio temporale maturato tra la scoperta della morte di Pierpaolo (poco dopo le 9 di mattina) e le «indagini a tappeto sugli amici, sulla famiglia e sulla vita del giovane - come hanno spiegato dalla questura di Pesaro - individuando così, come gravemente sospetta, la condotta di un amico della vittima che era improvvisamente sparito da Pesaro». Se la Clio di famiglia non l’avesse lasciato a piedi, costringendolo a salire su un treno locale, la fuga sarebbe potuta continuare, magari fino alla Moldavia, rendendo le sue ricerche ancora più complicate. 
 

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