Non può vaccinarsi ma il certificato viene ignorato: studentessa esclusa dal tirocinio in ospedale

Una delle certificazioni fornite dalla studentessa di 22 anni
Una delle certificazioni fornite dalla studentessa di 22 anni
di Gianluca Murgia
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Venerdì 18 Giugno 2021, 03:20 - Ultimo aggiornamento: 9 Marzo, 03:10

URBINO  - La divisa sul letto, quella di un lavoro mai iniziato, è stata indossata una sola volta: il primo e unico giorno di tirocinio come operatore socio sanitario, all’ospedale di Urbino, prima che con una telefonata l’avvisassero della sospensione, divenuta poi interruzione forzata e quindi impossibilità di proseguire lo stage propedeutico per diventare Oss. Il motivo?

La studentessa, 22 anni, residente a Urbino, non è vaccinata. La risposta negativa, al quesito posto dalla Fondazione Enaip di Rimini, titolare del corso, è stata data dal direttore generale dell’Area Vasta 1 Romeo Magnoni. Tutto chiaro? No. Perché la ragazza in questione, che prima del tirocinio aveva seguito (e pagato) sei mesi di lezioni teoriche in Dad e poi nella sede del corso a Trasanni, non può vaccinarsi per motivi di salute e a riguardo a un’ampia documentazione e certificazione medica.

«Non sono no vax, ho fatto tutti gli altri vaccini - mette subito in chiaro, chiedendo di non rendere nota l’ identità sul giornale - Io ho gravemente sofferto di disturbi alimentari: pesavo 29 chili e sono stata ricoverata, l’anno scorso, in Medicina a Urbino.

Ho un certificato del mio medico curante che spiega come sia pericoloso, attualmente, per il mio fisico il vaccino e un ulteriore certificato dello psichiatra che attesta come non sia ancora stabile alla luce di quello che ho passato. Questo corso mi è servito per rimettermi in carreggiata, sembrava fatto per me, ero contenta: potevo trovare un lavoro in diversi ambiti e aiutare gli altri».

Lo scorso 3 giugno ha effettuato il primo giorno di tirocinio in ospedale a Urbino: dalle 7.30 alle 14 e poi fino alle 20, sotto la direzione di una infermiere. «Il giorno dopo, 10 minuti prima di partire da casa, il coordinatore del corso mi ha avvisato che non potevo più andare - racconta –. Mi è stato poi comunicato con una mail l’interruzione del tirocinio fino a quando non mi sarei vaccinata. Io ho spiegato la mia situazione e tutta la fatica fatta per trovare i soldi, circa 2mila euro per pagarmi il corso. Io vivo da sola con mia madre, non è facile ma ci siamo dette: dopo un anno potrò lavorare. Poi le 5 ore al giorno, tutti i giorni, di lezione per sei mesi con relativo studio e verifiche. Sei mesi, iniziati a dicembre, e ora altri 5-6 di tirocinio fino alla tesi finale di dicembre. Avevo comprato le divise e le scarpe, pagando tutto di tasca mia. Ora è lì, stropicciata, appoggiata sul letto». 

La ragazza, italiana, sarebbe l’unica del corso a non aver effettuato il vaccino. «Lo scorso marzo avevo chiesto alla responsabile del corso se fosse stato obbligatorio il vaccino anche per noi studenti - racconta - mi disse di no, che era solo consigliabile. E io mi sono fidata continuando a frequentare e pagare le lezioni. Fin qui ho sborsato più di 1.000 euro e ho perso sei mesi della mia vita». La speranza è che si arrivi ad una soluzione diversa: è tutto nelle mani del direttore generale e cavaliere della Repubblica Magnoni. 

«La cosa agghiacciante - conclude la studentessa - è che in Italia ci sono tanti operatori sanitari che lavorano pur non ancora vaccinati per motivi di salute. E io non posso portare a termine un tirocinio di alcuni mesi. Ho perso la speranza: adesso voglio tutelarmi legalmente»
 

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