Urbino, screening nell'ospedale no-covid e focolai nei reparti. I direttori: «Contagi interni a grappolo: ecco cosa è accaduto»

L'ospedale di Urbino
L'ospedale di Urbino
di Gianluca Murgia
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Giovedì 14 Gennaio 2021, 22:32

URBINO La prossima settimana verrà riaperta Cardiologia ma il gelo (non solo metaforico) tra direzione e personale sanitario resta. Perché l’ospedale no-covid di Urbino nei primi 10 giorni di gennaio si è trasformato, di fatto, in una struttura assediata (dentro e fuori) dal Covid. Colpa dei diversi contagi avvenuti nei reparti sovrapposti a una «massiccia affluenza di casi Covid dal Pronto Soccorso» e alla «difficoltà ricettiva della rete degli ospedali-covid regionali». Il direttore generale Magnoni e il direttore sanitario Cani hanno replicato ai sindacati: numeri e date.

Ai sindacati non risulta attuato sistematicamente e periodicamente lo screening interno che il personale (compreso quello tecnico sanitario e Oss) dovrebbe effettuare ogni 15 giorni, così come evidenziato il 4 dicembre scorso sulla base delle indicazioni Asur del precedente 9 novembre. Su questo punto fondamentale (alla luce dei contagi interni avvenuti), Cani e Magnoni hanno risposto ricordando le indicazioni Asur (protocollo 43040) relative ai test antigenici strumentali per i dipendenti. Nuova domanda: le disposizioni hanno poi trovato corrispondenza nella realtà? Per i sindacati no. Nei test, peraltro, non viene contemplato il personale delle cooperative e quello delle ditta di appalto (pulizie) che, con contratto da operaio di primo e secondo livello, svolgono però attività a stretto contatto con i pazienti, compresi quelli positivi, quindi con potenziale pericolo per loro e per gli altri come veicolo di trasmissione del virus. Cardiologia - hanno spiegato Cani e Magnoni - non è stata chiusa il 9 gennaio «ma il 5 e non in seguito a diffusione del virus tra i degenti» viste le «ripetute positivizzazioni tra il personale medico e non». Parallelo il contagio in Rianimazione «nel personale sanitario utilizzato in entrambe le unità» con «graduale estensione a grappolo» tale da «comportare la sospensione cautelativa dei ricoveri». 

Così è stato «necessario sospendere tutta l’attività operatori programmate continuando a garantire le emergenze/urgenze» attivando «al bisogno, fino a 2 posti letto di intensiva post operatoria nel blocco operatorio».

Rianimazione è stata chiusa «l’8 gennaio e nessuno paziente è rimasto in loco ad assistere: erano già stati isolati e assistiti in altro contesto». In Medicina dal 4 all’11 gennaio si sono registrati 15 pazienti positivi «con la compartimentazione di un’ala di degenza del reparto» con dirottamento dei nuovi degenti e spostamento dei positivi nell’area Covid dedicata. Due gli «operatori positivi individuati con test interno». Con 15 pazienti positivi si è così deciso il 7 gennaio «di attrezzare un’ulteriore area di degenza Covid temporanea».

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