Indennità più alte del 30%, marcia indietro della giunta Gambini. La tagliola potrebbe essere il numero di residenti in costante calo

Un consiglio comunale di Urbino
Un consiglio comunale di Urbino
di Eugenio Gulini
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Mercoledì 30 Marzo 2022, 10:05

URBINO - Nessun aumento di indennità, per ora. Nel Consiglio Comunale non si è votata, per rinvio, la delibera per “l’adeguamento indennità di funzione amministratori comunali” che prevede “a decorrere dall’anno 2022 l’indennità corrisposta nelle integrali misure di cui al comma 583 nel rispetto pluriennale dell’equilibrio di bilancio e cioè al 30% di quella del presidente della Regione per i sindaci dei comuni con popolazione da 10.001 a 30.000 abitanti; 55% dell’indennità del primo cittadino per il vicesindaco e 45% dell’indennità di Gambini per assessori e presidente del C. C.”). Il capogruppo di Urbino e il Montefeltro, Giorgio Londei, nel suo intervento, «vi date la zappa sui piedi e la delibera rischia di essere un autogol perchè non è adeguata», ha convinto il sindaco e la maggioranza di ritirare l’atto e rinviarlo a data da destinarsi «quando – ha dichiarato Maurizio Gambini - ci sarà più chiarezza sulla classificazione del nostro Comune, da parte del Ministero dell’Interno quale Capoluogo di Provincia». 

 

Intanto Londei nella sua requisitoria è stato molto illuminato: «Il 22 dicembre 1860, Eugenio di Savoia, firma un decreto dopo che il Consiglio dei Ministri decretò che Urbino è co-capoluogo con Pesaro.

Dopo 134 anni, per essere precisi, il sottoscritto fece un’interpellanza al Senato in cui interrogavo il Governo perchè chiesi la modifica delle targhe automobilistiche da PS a PU come da decreto firmato nel 1860. Altra controprova nel 2013 quando il Governo voleva chiudere tutti i tribunali che non erano ubicati nelle città Capoluogo di Provincia. Il Giudice Paolo Cigliola impugnò la decisione alla Corte Costituzionale che rimarcò la validità del decreto e dopo aver chiuso il Tribunale al venerdì lo si riaprì il lunedì successivo».

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