URBINO Decine di mezzi pesanti, tra il 29 e il 30 dicembre, hanno scaricato i loro rifiuti alla discarica di Cà Lucio. «Sono emblematiche le fotografie della discarica e i post pubblicati su Facebook dalle tante persone indignate per tale “scempio” - denuncia in una nota Slow Food Urbino, sul solco delle proteste esplose ai primi di dicembre - Bisogna evitare che questo luogo venga distrutto, rovinando un’area incontaminata, vocata da sempre alla coltivazione dei campi e all’agricoltura biologica».
Mms il 13 dicembre aveva replicato dicendo che in quel caso «si era trattata di un affollamento eccezionale di camion» causato da «un guasto» ricordando però come a Ca’ Lucio arrivino in media 20 camion al giorno. «È il momento di dire basta. Se la chiusura è stata fissata entro un breve lasso di tempo, evitiamo che nel frattempo vi conferiscano rifiuti provenienti da ogni parte - attacca Slow Food . Questo infatti cozza con la Legge Regionale n. 24 del 12 ottobre 2009 dove all’art. 1, lettera e, testualmente cita: “Ridurre la movimentazione dei rifiuti attraverso lo smaltimento in impianti appropriati, prossimi al luogo di produzione, che utilizzino metodi e tecnologie idonei a garantire un alto grado di tutela e protezione della salute e dell’ambiente”». A Cà Lucio i rifiuti provengono da ogni parte d’Italia, «quindi non propriamente “prossimi al luogo di produzione”, chiediamo che venga rispettata questa legge».
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