Corona d’alloro distrutta: preso il vandalo del 25 aprile. Offesa al monumento della Resistenza, si apre il dibattimento: rischia 2 anni

La cerimonia durante la pandemia
La cerimonia durante la pandemia
di Luigi Benelli
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Giovedì 28 Aprile 2022, 06:40

PESARO La corona di fiori in onore dei caduti distrutta al parco della Resistenza. A maggio il processo contro il presunto responsabile, il Comune non si costituisce parte civile, ma attenderà gli esiti del procedimento penale prima di rivalersi eventualmente. Il 2 giugno 2020, giorno della festa della Repubblica, fu deposta una corona in memoria dei caduti al monumento della Resistenza. Ma il giorno dopo qualcuno l’aveva distrutta lasciando a terra foglie e petali di fiori.

 

Sono scattate le indagini e grazie anche alle immagini di videosorveglianza si è risaliti al resposabile B. M. che il 13 maggio dovrà affrontare il processo che lo vede imputato del delitto previsto e punito dall’art. 292 comma 2 del cod. penale (vilipendio o danneggiamento a bandiera o altro emblema dello Stato). Un reato punito con la reclusione fino a due anni. Il Comune di Pesaro è parte offesa dal reato ma non si costituirà parte civile come si evince dall’atto apparso nell’albo pretorio. Il reato commesso consiste nell’aver distrutto pubblicamente e intenzionalmente l’emblema dello Stato costituito dalla corona d’alloro, contenente il tricolore, deposta in occasione della ricorrenza del 25 aprile al monumento ai Caduti. 


Il Comune precisa: «Pur essendo il reato di per sé grave, dal punto di vista strettamente economico il costo del bene distrutto è esiguo, tale è quindi il danno effettivamente subito dal Comune di Pesaro». L’Ente precisa che «un’eventuale costituzione dell’Ente come parte civile sarebbe diretta esclusivamente a richiedere il risarcimento dei danni subiti dallo steso Ente a seguito della condotta dell’imputato». 
In sede civile 


Rilevato che il codice di procedura penale «prevede la costituzione di parte civile nel processo penale solo come possibilità e non come obbligo, essendo sempre concessa la facoltà di promuovere successivamente in sede civile l’azione per il risarcimento del danno; in tale fase pare opportuno esercitare il potere discrezionale di rinviare ogni decisione all’esito del procedimento penale; dalla mancata costituzione del Comune di Pesaro come parte civile in sede penale non deriva alcun pregiudizio agli interessi dell’Ente pubblico, in considerazione della facoltà appena citata». 


Durante la fase dibattimentale si chiariranno i motivi del gesto.

Il sindaco Ricci aveva dichiarato durante il ripristino della corona. «Purtroppo i germi dell’intolleranza e del neofascismo sono ancora presenti in una parte della società. Noi non ci volteremo mai dall’altra parte».

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