Cena proibita da Carriera, 15 multe in arrivo per la famiglia di “Villa I Tramonti”: «Noi non apriamo ma protestiamo»

"Villa I Tramonti", location per matrimoni e cerimonie che si trova a Saludecio ed è di proprietà della famiglia Pecci
"Villa I Tramonti", location per matrimoni e cerimonie che si trova a Saludecio ed è di proprietà della famiglia Pecci
di Gianluca Murgia
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Martedì 19 Gennaio 2021, 05:10

SALUDECIO - Dalla padella alla brace. In cinque a cena per protesta, in un ristorante che non poteva aprire, fuori dalla regione di residenza e terminata oltre il coprifuoco: la triplice possibile sanzione, che la polizia recapiterà alla famiglia residente a San Giovanni in Marignano fermata in auto appena fuori da “La Grande Bellezza” di Mombaroccio, potrebbe costare fino a 6.000 euro. «Non intendiamo pagare: per noi è illegittima e la contesteremo» spiega Sofia Pecci. Piccolo particolare: la sua famiglia è proprietaria di “Villa I Tramonti”, una delle strutture più belle e ricercate, da Forlì ad Ancona, per matrimoni e cene aziendali. Una istituzione della ristorazione esperienziale.

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Un angolo di paradiso che, a Saludecio, sommando i settori della ristorazione e delle cerimonie, sta vivendo sulla propria pelle lo schizofrenico proibizionismo da Covid che ha di fatto spazzato via posti di lavoro e azzerato un floridissimo indotto «passato dai 60 matrimoni del 2019 ai 10 del 2020» con una boccata d’ossigeno avuta tra giugno e il 17 ottobre «ma dai numeri contingentati e spese extra - continua Sofia, giovane “boss delle cerimonie” - viste le misure di sicurezza applicate per tavoli e percorsi esterni». Sembrano passati anni luce dal matrimonio da favola di Uccio e consorte, con Valentino Rossi e Cesare Cremonini tra gli ospiti. «La polizia a Mombaroccio ci aspettava in borghese, appena svoltato l’angolo - racconta Sofia, 24 anni, da 5 a capo della struttura a conduzione familiare che comprende suo padre Andrea e sua madre Gegia Luchena (c’è poi il fratello Matteo di 17 anni) - Erano le 22.02, con noi c’era anche il mio ragazzo. Il nostro è stato un gesto di protesta e solidarietà. L’esasperazione è tale che la voglia di tornare a vivere è superiore a una sanzione. I ristori? Ridicoli. Come parametro hanno preso aprile: le cerimonie si concentrano tra maggio e metà ottobre...». 

La differenza di fatturato rispetto al 2019 è stata catastrofica. «Noi siamo stati doppiamente colpiti, perché dal 1 giugno abbiamo cambiato ragione sociale, prima eravamo agriturismo: circa 6 mila euro totali di ristoro (2mila a luglio, 4mila a novembre) nel 2020, a malapena il 2% del fatturato del 2019. «Però abbiamo pagato Imu, tasse, utenze, più i nostri animali da controllare ... - fa il conto Sofia -, perché con l’alternanza delle zone, comunicata sempre all’ultimo, la Villa non è mai stata del tutto spenta nella speranza di lavorare». Rabbia e dolore. «La nostra categoria viene vista come egoista e sfruttatrice, invece io mi sento uno straccio quando il mio staff (circa 10 persone a cui poi si aggiungono gli extra in base alle cerimonie) mi chiede quando riapriremo. Poi c’è la mia famiglia che ci lavora e i fornitori, altra categoria in ginocchio... Chiariamo: siamo perfettamente consapevoli del Covid, nella nostra terra ha provato lutti e dolori. Siamo i primi a volere la sicurezza. Ma l’incertezza, l’assenza di garanzie e prospettive, l’impossibilità di organizzarsi è altrettanto devastante». 

Villa “I Tramonti” adesso è chiusa. «L’asporto? No, noi siamo una esperienza che non si può portare a domicilio... La cosa preoccupante è che iniziamo a ricevere le chiamate di chi si sposa in aprile. Le coppie sono terrorizzate: molte di loro hanno già rinunciato al matrimonio l’anno scorso. E noi, in più, abbiamo perso tutte le altre cerimonie e cene aziendali». La richiesta è chiara: «Fate i controlli, fate multe più alte e chiudete chi sgarra ma dateci la possibilità di lavorare. Noi abbiamo una sala da 200 metri quadrati che con tavoli da 4, distanziati, può accogliere 80 persone. Noi abbiamo studiato, il Governo no. Per colpa di scelte arbitrarie, superficiali, illogiche e pericolose, senza dati esplicativi sui contagi nei ristoranti, il Governo impone una chiusura generalizzata. E lo comunica con tempistiche irrispettose per chi lavora. Il 13 novembre ci dissero che l’Emilia Romagna andava in zona arancione dal 15, quando avevamo già preparato tutto...». 

Villa “I Tramonti” rischia la chiusura definitiva? «Ci auguriamo di sopravvivere anche a questo 2021, al costo di rinunce personali e grandi difficoltà.

Ricordo che abbiamo aderito al finanziamento da 25mila euro che il Governo ha attivato aumentando, di fatto, solo il nostro debito. Non ci considerano essenziali invece noi trainiamo il vero Made in Italy ricorrendo a tante piccole produzioni locali e dando lavoro. Per tutto questo abbiamo deciso di partecipare alla protesta pur non aprendo per rispetto dello staff, attualmente in disoccupazione, e per l’impatto economico che impone riattivare una struttura come la nostra» .

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