I sindacati chiedono tutele e aiuti per gli oltre 1.000 lavoratori frontalieri marchigiani a San Marino

La Repubblica di San Marino dove ogni giorno si recono per lavorare 1.000 marchigiani
La Repubblica di San Marino dove ogni giorno si recono per lavorare 1.000 marchigiani
di Gianluca Murgia
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Sabato 1 Maggio 2021, 06:35 - Ultimo aggiornamento: 2 Maggio, 09:55

PESARO  - Ogni giorno più di 1.000 lavoratori residenti nella provincia di Pesaro e Urbino salgono sul Titano per lavorare. Sono i “frontalieri”, una “spedizione dei Mille” che, al pari dei 6.000 colleghi riminesi, si trova da tempo nei pensieri de i sindacati italiani e sammarinesi che ne ricordano il «doppio disagio, perché vivono e lavorano tra il Paese di residenza e quello del luogo di lavoro con diverse condizioni e tutele». Il tema del lavoro di frontiera è complesso: resta irrisolto l’annoso problema del mancato riconoscimento delle tutele legislative previste per i lavoratori non residenti con figli/familiari disabili. 

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Problema che colpisce sia i lavoratori italiani occupati a San Marino, sia i lavoratori sammarinesi occupati in Italia. Vi sono poi ancora da risolvere - spiegano con una nota congiunta Csir, Cgil, Cisl, Uil, Csdl, Cdsl e Usl- i temi legati alle tre aree più critiche per i lavoratori frontalieri: la fiscalità, la sicurezza sociale e la legislazione del lavoro. «E’ evidente e non più rinviabile, come da tempo chiediamo, affrontare il tema delle discriminazioni dei frontalieri che, per gran parte, sono legate al non aver riconosciuta chiaramente la condizione specifica di lavoratori che risiedono e abitano in un Paese e lavorano in un altro». Condizione che non può essere correttamente affrontata se si continua a considerare, come base per il riconoscimento dei diritti, il requisito della residenza: una contraddizione che stride con il buon senso e non più tollerabile». Le linee guida del trattato sul funzionamento dell’Unione europea e degli accordi bilaterali sono chiari: «i diritti devono seguire il lavoro, non la residenza».

Quindi: parità di lavoro, parità di trattamento, anche quando ci si muove per lavoro. «Chiediamo alle istituzioni uno sguardo più attento - rimarcano i sindacati - evitando miopi visioni a corto raggio Si continua ad ignorare la forte preoccupazione che abbiamo pubblicamente espresso - sottolinea per una serie di temi rimasti irrisolti alla luce del cambio del Governo italiano e ci riferiamo alla previsione di un contributo da 6 milioni di euro per i lavoratori frontalieri dipendenti ed atipici rimasti senza lavoro e senza alcuna copertura assistenziale che avrebbero potuto beneficiare di un ristoro economico, previsione presente nel decreto rilancio 34/2020 ma che non ha visto la luce nel decreto attuativo».

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