Pesaro, ingoia 22 ovuli di cocaina per 50 euro. Rifugiato politico condannato a 3 anni di reclusione

Gli ovuli di cocaina, foto tratta dal Web
Gli ovuli di cocaina, foto tratta dal Web
di Luigi Benelli
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Mercoledì 13 Ottobre 2021, 04:55

PESARO Aveva ingoiato 22 ovuli di eroina per ricevere il misero compenso di 50 euro. Ora la giustizia ha fatto il suo corso ed è stato condannato. Lui è un nigeriano di 35 anni, senza fissa dimora, arrestato dagli agenti della Squadra Mobile di Pesaro. Aveva nello stomaco l’eroina. Una prassi pericolosissima, perché se gli ovuli non sono termosigillati a dovere rischiano di rompersi nello stomaco provocando una morte certa.

Era stato arrestato e portato in ospedale dove è stato trattenuto una notte proprio per evacuare gli ovuli: 22 in totale per circa 237 grammi di polvere. Un valore di circa 6-7000 euro una volta tagliata e venduta, ma per lui il compenso per il trasporto era di appena 50 euro. 

Ieri il rito abbreviato davanti al Gup di Pesaro. Era assistito dall’avvocatessa Ina Begici. «Si tratta di un ragazzo che si trova in Italia dopo essere scappato dal suo paese durante la guerra – spiega l’avvocatessa - Motivo per cui ha ottenuto il permesso di soggiorno come rifugiato politico. Ha sempre lavorato qui sul territorio, ma con la crisi, ha perso l’impiego e ora vive in strada. Senza soldi ha pensato male di compiere questo trasporto pericolosissimo e illegale. Si è mostrato collaborativo, è incensurato». L’indagine è tutt’altro che chiusa perché gli agenti della squadra mobile stanno cercando di risalire a chi ha commissionato il trasporto degli ovuli, molto probabilmente connazionali del 35enne. Un compito difficile e che i veri pusher si guardano bene dal fare proprio per evitare di finire arrestati. Ma sfruttano le debolezze di chi non ha nulla promettendo pochi soldi per rimanere “puliti”. 

Ieri è stato condannato a 3 anni di reclusione.

La misura cautelare verrà decisa nelle prossime ore. L’eroina è una droga molto utilizzata in zona, il punto di spaccio principale resta il parco Miralfiore dove anche a fine settembre si è registrata l’overdose di un 18enne. Al parco sono stati trovati più volte dei kit per assumerla per endovena con tanto di fornellini per scaldarla, cucchiaini, cotone e soluzione liquida. 

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