No vax, inserviente d’ospedale indagato per chat di Telegram. «Istiga alla violenza e all’odio»

Immagine generica di un ospedale tratta dal Web
Immagine generica di un ospedale tratta dal Web
di L'INCHIESTA
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Martedì 16 Novembre 2021, 03:55 - Ultimo aggiornamento: 15:55

PESARO - Bombardare il premier Draghi di escrementi con blitz a casa sua, aizzare la folla contro il sindaco Sala aspettandolo sotto l’ufficio, ma anche l’augurio di una nuova marcia su Roma cent’anni dopo quella con le camice nere e l’olio di ricino. Oppure strali contro le femministe, ritenute la causa del dilagare della droga, l’auspicio di «fucilazioni», «impiccagioni», «gambizzazioni» alternate alle invocazioni a Dio affinché punisca gli «impostori».

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Gli impostori chiaramente sono i politici, gli amministratori, i sanitari e tutti i fautori del vaccino anti Covid o del Green pass, ovvero tutti coloro che direttamente o indirettamente sono considerati i protagonisti del “regime sanitario” in cui ci troviamo dopo quasi due anni di pandemia.

Benvenuti nel canale Telegram “Basta dittatura” che negli ultimi mesi si è contraddistinto per le invocazioni e organizzazioni di blocchi stradali e ferroviari, presidi di piazza, cortei e mobilitazioni.

Un fiume di parole, invettive, ingiurie, inquieti propositi malmestosi ma con il rischio, reale, che qualcuno potesse davvero passare dalle parole ai fatti. C’è tutto questo dietro l’indagine coordinata dalla Procura di Torino che all’alba di ieri ha portato ad una serie di perquisizioni nei confronti dei no vax animatori della chat di Telegram “Basta dittatura” che per tutta la giornata comunque non si è mai fermato continuando a macinare invettive contro “i leccaculi di regime”. Sono 17 gli hater veicolatori di odio social e peggio indagati al momento in tutt’Italia. Uno anche nella provincia di Pesaro. Si tratta di un 55enne di Fano, dipendente ospedaliero. Le perquisizioni, condotte dalla polizia postale e dalla Digos, sono scattate anche a casa sua con il sequestro di pc, cellulari e altra strumentazione informatica. L’uomo, alla vista degli agenti, si è dimostrato sorpreso, poi ha tenuto un atteggiamento collaborativo fornendo tutto il materiale richiesto. Il 55enne lavora come inserviente al Santa Croce ed un perfetto sconosciuto per le forze dell’ordine. Mai avuto guai e problemi con la giustizia. Un incensurato insomma che, a detta degli inquirenti, c’è andato giù un po’ troppo pesante con la terminologia. Rispetto ad altri indagati il suo ruolo sarebbe più defilato e gli vengono contestate soprattutto le parole utilizzate nella chat ritenute fomentatrici d’odio. In particolare si sarebbe scatenato con una serie di messaggi d’incitamento troppo aggressivi e inclini alla violenza. Ma saranno gli accertamenti successivi a definire se possa essere ritenuto un classico leone da tastiera o se la sua figura sia più radicalizzata di quanto non appaia a una prima verifica. Nell’indagine d’altra parte - non è la prima inchiesta che riguarda il canale già chiuso pochi mesi fa e poi riaperto sotto altra forma - i reati contestati non solo leggeri. La procura di Torino ipotizza, a vario titolo, i reati di istigazione a delinquere con l’aggravante del ricorso a strumenti telematici e di istigazione a disobbedire le leggi. Nel dubbio sempre bene ricordare Nanni Moretti: le parole sono importanti.

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