FANO - Umiliazioni e soprusi erano l’amarissimo pane quotidiano per due donne fanesi sulla quarantina. Gliene dispensavano a piene mani l’ex compagno (in un caso) e il convivente (nell’altro), che l’autorità giudiziaria ha ora allontanato per impedire il ripetersi degli atti persecutori. Due vicende diverse, che hanno però in comune aspetti come la violenza di genere o il ricorso alla procedura prevista dalla legge Codice Rosso, ma un ulteriore filo conduttore può essere rintracciato nel comportamento adottato da entrambe le donne.
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Hanno provato a resistere con tutte le loro forze, fiduciose di trovare alla fine un punto di equilibrio con le rispettive figure maschili, ma in simili casi succede spesso che la buona volontà non sia ripagata. Anzi. Le indagini condotte dagli agenti del commissariato fanese, coordinate dal vice questore Stefano Seretti, hanno infatti evidenziato che più il tempo passava e più la situazione peggiorava, avvitandosi in comportamenti minacciosi e prevaricanti attribuiti a entrambi gli uomini, a loro volta sulla quarantina. Si sono dunque susseguiti momenti difficili, dolorosi, prima che le due donne fanesi, estenuate e vistesi ormai all’ultima spiaggia, decidessero di sporgere denuncia al commissariato locale, dove opera un’unità specializzata per le violenze di genere.
Attivata dunque la procedura del Codice Rosso, che prevede una corsia veloce e preferenziale in caso di indagini su violenze ai danni di donne e minori. Nel primo dei due episodi il rapporto fra la quarantenne e l’ex compagno ha cominciato a degenerare dopo la separazione. Gli agenti di polizia, diretti dalla Procura della Repubblica, hanno rilevato che nel giro di pochi mesi ci sarebbe stato un crescendo di parole pesanti, gravi intrusioni e pedinamenti, mossi da una forma morbosa di gelosia. Tutto sarebbe sfociato in atteggiamenti minacciosi, che assillavano tanto l’ex compagna quanto la figlia maggiorenne della coppia e che avrebbero alla loro base dei risentimenti per motivi economici. L’uomo è stato quindi segnalato anche per il reato di tentata estorsione. Spiata e intimorita, secondo gli agenti la donna sarebbe stata privata anche di quella serenità che permette di compiere i normali gesti della vita quotidiana. Di conseguenza l’autorità giudiziaria ha applicato misure cautelari nei confronti dell’uomo: il divieto di avvicinare l’ex compagna e di comunicare con lei.
Spiega la polizia che anche nel secondo caso la vittima degli atti persecutori aveva tentato invano di superare la situazione difficile, sopportando per lungo tempo sopraffazioni e umiliazioni pesanti.
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