Fano, petizione e campagna Web per riportare la statua del Lisippo

La presentazione della petizione e campagna Web
La presentazione della petizione e campagna Web
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Domenica 10 Novembre 2019, 17:15
PESARO «Riportiamo a casa l’Atleta Vittorioso». Dopo il contenzioso giudiziario che con la terza ordinanza del tribunale di Pesaro ha segnato il punto decisivo a favore della confisca della statua di Lisippo, parte la campagna web per sostenere con una petizione internazionale e un’azione mediatica le ragioni della restituzione da parte del J. Paul Getty Trust del prezioso bronzo dell’arte ellenica. 

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Dopo giudici e avvocati, ora scendono in campo gli esperti di storia e comunicazione per sostenere gli argomenti del diritto e della cultura per il ritorno in Italia dell’Atleta di Fano, «che fu esposto in ambienti aperti al pubblico e trattenuto a Roma per molti secoli», afferma il professor Rodolfo Battistini, il quale ritiene che la statua sia naufragata in Adriatico durante il trasporto a Bisanzio per essere messa in salvo prima della caduta dell’impero romano d’Occidente, dopo essere stata imbarcata a Fano. Un’opera di inestimabile valore perché, data la sua attribuzione a Lisippo, sarebbe l’unico bronzo originale sopravvissuto del grande scultore greco. Perciò Fano ha, a sua volta, forti ragioni storiche e culturali per rivendicare a sé la successiva destinazione della statua, con Vitruvio che nel compendio dell’arte antica del suo De Architectura non trascurò il maestro della scultura classica.

Fatta salva la procedura giudiziaria (la rogatoria internazionale per l’esecuzione della confisca è stata trasmessa a luglio al Dipartimento della giustizia statunitense tramite l’ambasciata), l’operazione presentata ieri nella sala Angelini della Provincia, dal comitato che si è formato intorno all’associazione "L’Arte in Arte" di Urbino per lanciare il sito web www.lisippoinitalia.it e la petizione sulla piattaforma change.org, mira a destrutturare la narrazione distorta della vertenza Lisippo divulgata dal Getty Villa Museum di Malibù, che detiene illecitamente il bronzo acquistato nel 1977.

 Verrà lanciato anche un crowdfunding per raccogliere i fondi per un documentario sul Lisippo da affidare al regista pesarese Giovanni Piscaglia, già apprezzato per pregevoli video d’arte.
Il comitato è stato costituito dall’avvocato Tristano Tonnini, che ha ereditato la battaglia per il Lisippo dal padre Tullio curatore nel 2007 del decisivo esposto di Alberto Berardi per conto dell’associazione Le Cento Città alla procura della Repubblica di Pesaro; Oliviero Gessaroli direttore della rivista Vivarte; Lorenzo Bernardini già tirocinante al fianco della pm Silvia Cecchi, il quale nella conferenza stampa ha ricostruito il procedimento conclusosi con la sentenza della Cassazione depositata lo scorso 2 gennaio che ha respinto l’ultimo ricorso del Getty contro la confisca della statua come corpo del reato di esportazione illecita sulla prova che l’acquisto non fu fatto in buona fede; l’ingegnere informatico Tommaso Bailetti, che ha allestito il sito web; Florinda Rufo esperta di comunicazione, che ha annunciato la prossima apertura dei profili social a sostegno del sito con un appello a condividerne i contenuti e a sottoscrivere la petizione.

Stefano Alessandrini, consulente al processo dell’Avvocatura dello Stato, ha garantito la copertura della campagna negli Stati Uniti attraverso i contatti del sito www.artcrimeresearch.org, sul quale strategica risulta la traduzione in inglese di tutto il materiale processuale già curata da Lynda Albertson. In sostanza, si potrebbe dire, in onore degli antichi, che ieri è stata lanciata l’offensiva cavallo di Troia per far leva anche sull’opinione pubblica americana.

 
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