Montecopiolo e Sassofeltrio lasciano le Marche: il Senato dice ok alla secessione

Con Montecopiolo e Sassofeltrio salgono a 9 i comuni passati in Emilia Romagna
Con Montecopiolo e Sassofeltrio salgono a 9 i comuni passati in Emilia Romagna
di Véronique Angeletti
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Mercoledì 26 Maggio 2021, 04:55 - Ultimo aggiornamento: 5 Giugno, 22:32

PESARO Con 160 voti favorevoli, 41 contrari e 12 astenuti, il Senato ha approvato il distacco di Montecopiolo e di Sassofeltrio dalla regione Marche in favore dell’Emilia Romagna

 

Il dado è tratto, si restringono le Marche e cresce l’Emilia Romagna a suon di campane e sfilate con clacson nei due Comuni. «È mille volte meglio del Mondiale» confessa emozionatissimo Agostino Di Antonio a capo - da una vita - dei Comitati del “Si” alla Romagna. «Lo sa che è dal ‘47 che volevamo essere cittadini della Romagna». Perché se è vero che per molti, nel 2007, il referendum era perché mancavano troppi servizi, per alcuni l’idea era anche di far valere il Dna romagnolo e ritornare entro gli antichi confini. Comunque, anche se i numeri sono schiaccianti, il voto a favore del distacco non sembrava all’inizio del tutto scontato.

Certo, la Lega era ben decisa a far applicare il principio dell’autodeterminazione e i senatori del M5S a far rispettare il referendum, quale strumento di espressione della volontà popolare. Le trattative tra i capigruppo erano andate per le lunghe, c’erano proposte di emendamenti che avrebbero potuto rimandare il disegno di legge alla Camera e poi, l’intervento accorato di due senatori di spicco. Il primo a scendere in campo è Andrea De Bertoldi di Fratelli d’Italia che ha ricordato che, a settembre, il consiglio comunale di Sassofeltrio è da rinnovare e, quindi, è l’occasione per verificare se i cittadini siano ancora favorevoli al distacco dalle Marche. «Perché protagoniste non devono essere le nostre convenienze e voler dare valore ad un referendum vecchio di 14 anni ma è un dovere morale alla nostra Assemblea di aspettare almeno questi tre mesi». Particolarmente incisivo è stato il senatore fermano del Pd Franco Verducci. 

«Il provvedimento – ha insistito – non riguarda solo i due Comuni ma abbraccia il futuro del Montefeltro. Non si tratta di un distacco asettico e burocratico ma di una separazione con un’enormità di risvolti». Affronta anche il provvedimento come procedura: «la validità del procedimento nelle sue varie fasi, il referendum, il parere positivo dell’Emilia Romagna, quello negativo della regione Marche, e il voto in Senato, non deve essere lette solo nelle sue parti autonome ma come un unicum che nel nostro caso non c’è più. Lo scarto ridotto, il tempo trascorso inficiano la validità del voto ». Infine solleva il tema dell’economia: «I due Comuni sono entrati in strategie specifiche di un piano straordinario di valorizzazione legato al turismo, al lavoro che metterebbero in difficoltà questi territori perché perderebbero fondamentali requisiti. Come lo dimostra - cita - la lettera del sindaco di Montecopiolo che chiede il rispetto degli impegni presi dalla regione Marche per la tutela delle imprese». Voto a favore del distacfco anche dell’ex sindaco di Visso, Giuliano Pazzagliani, Lega Salvini Premier. «Da politico sono contrario - ha dichiarato- perché conferma il fallimento delle politiche locali. Anche da marchigiano sono contrario perché vorrei consentire al Presidente Acquaroli di trovare delle soluzioni. Ma devo esprimermi come senatore della Lega che rispetta il diritto di una comunità di decidere e, quindi, per l’autodeterminazione». Poi, sui dubbi che i numeri raggiunti dai quorum non rappresentino davvero la cittadinanza spiega: «chi non è andato a votare ha scelto di delegare la sua volontà a chi è andato a votare». 

Infine, da ex sindaco di Visso ricorda quanto pesino le distanze per le aree interne. «Basta pensare agli hub per il vaccino contro il Covid. Per raggiungere Pesaro, da Montecopiolo, ci vogliono 70 km, per quello nel riminese meno di dieci. La differenza - conclude - tra la vita e la morte». Nelle dichiarazioni di voto, il parere negativo e tardivo (dopo 12 anni) della Regione Marche non fa bella figura. ».Uno dei tanti segnali dell’ostruzionismo all’origine dei questi 14 anni» ha dichiarato il senatore napoletano Nazario pagano di Forza Italia «L’obiettivo era contrastare la volontà di cittadini anche se si erano espressi per ragioni di lavoro e di servizi e non per una questione di sentimento». 
 

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