Green pass a pagamento, 9 pesaresi nei guai. Il medico: «Profilo basso oppure sono casini». Lunedì l'interrogatorio

I Nas in azione
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di Gianluca Murgia
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Sabato 9 Aprile 2022, 08:05

CAGLI - Green pass senza vaccino in cambio di soldi: per gli indagati l’interrogatorio di garanzia si terrà lunedì nel tribunale di Rimini. Il primo della lista è il dottor Roberto Bonato, 59 anni, medico di famiglia e dentista convenzionato con l’Ausl della Romagna, residente a Viserba ma operante in due ambulatori al confine con le Marche: Cattolica e San Giovanni in Marignano.

«Ho diversi pazienti come te che non lo vogliono fare... il Green pass se lo sono pagati. Se vuoi fare una cosa del genere devi tenere un profilo basso, perché vengono fuori dei casini grossi» diceva. Ora è indagato per i reati di corruzione e falso ideologico. Il «casino», come avveritva lui, è esploso dopo che due dirigenti dell’Ausl Romagna hanno deciso di segnalare in Procura un movimento anomalo di vaccinazioni: Bonato aveva inoculato 107 dosi su 234 a persone estranee ai suoi mutuati. Le intercettazioni ambientali negli studi medici di Bonato hanno fatto il resto, ovvero gli indizi di colpevolezza che hanno portato all’iscrizione nel registro degli indagati di 27 persone. Tra queste anche una 39enne fanese, considerata una delle procacciatrici. Il tariffario: 100 euro per gli amici, 250 euro per gli altri. 

Tra i riminesi risultano due farmacisti, Giorgio Gattei e Maria Daniela Nataloni, pià l’ortottica Franca Zucchini. In totale i riminesi coinvolti sono attualmente 10 più Bonato, al quale una no-vax romagnola avrebbe bussato alla sua porta chiedendo pure un certificato di esenzione. Nel gruppo anche alcuni sanitari di Faenza (tra cui una ginecologa), già precedentemente sospesi dall’ordine di provenienza. Avevano aggirato il problema vaccino andando dal dottor Bonato. Le intercettazioni hanno messo in chiaro come fosse il medico ad occuparsi anche della riscossione dei pagamenti pattuiti lasciati sulla scrivania o con la cifra indicata su pezzetti di carta. Insomma, c’era la paura che prima o poi qualcuno lo potesse scoprire. Sul fronte pesarese, oltre ai clienti, risulta anche una procacciatrice di no-vax, ultraquarantenne, residente a Cagli, professione imprenditrice agricola come il fratello: ha deciso di collaborare con gli inquirenti. Secondo le accuse era lei che raccoglieva la documentazione necessaria (carta d’identità, tessera sanitaria, numero di cellulare e mail) per poi infilarla in una busta con i soldi e consegnarli all’intermediario di Riccione che, guarda caso, era il suo compagno. Il 38enne era definito il «mago» dal dottor Bonato, per la sua capacità «di aiutare le persone» che, dopo questa “vaccinazione”, venivano riabilitate nel loro lavoro. Coinvolti 9 pesaresi (tra i quali una minorenne), residenti nei comuni di Cagli, Acqualagna, Urbino, Pesaro, Fano, Sassocorvaro ed Apecchio (dove risiede una delle donne accusate con Bonato di essere “corruttore”). Tra questi anche due imprenditrici commerciali e la figlia minorenne. 

«La mia assistita, la cosiddetta procacciatrice, a cui hanno sequestrato il cellulare e perquisita l’abitazione – spiega il penalista Salvatore Asole dello Studio Legale “Asole & Mango” – risponderà al Gip ed è pronta a prendersi le proprie responsabilità.

Su mia istanza chiederò, per lei, la revoca delle misure cautelari. L’imputazione di corruzione? I miei clienti non hanno mai avuto rapporti diretti con il medico». 

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