L'Unione Montana ad Acquaroli: «L'ospedale Celli resti nella rete con 30 posti ed equipe medica come a Cingoli»

L'ospedale Celli
L'ospedale Celli
di Véronique Angeletti
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Giovedì 8 Aprile 2021, 08:25

CAGLI  - “Prevenire è meglio che curare” soprattutto in materia di organizzazione sanitaria. Pertanto, in previsione del piano sanitario regionale, a difesa dell’ospedale “Angelo Celli” si schierano compatti i sei sindaci dell’Um Catria Nerone. Chiedono da parte dell’amministrazione Acquaroli rassicurazioni sulla futura riorganizzazione sanitaria e gli ricordano l’impegno di non proseguire nell’impoverimento dell’offerta sanitaria preso in campagna elettorale. 

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Propositivi, si presentano al tavolo regionale forti di un documento ricco di modelli innovativi in grado di garantire una forte integrazione tra l’Ospedale e il suo comprensorio. Un territorio che abbraccia Cagli, Cantiano, Frontone, SSAbbondio, Apecchio ed Acqualagna e pure Piobbico. Razionali, hanno preso esempio da altre realtà. L’operatività di un’unica equipe medica assegnata ad Urbino i cui componenti, a rotazione, prestino servizio presso la lungodegenza post Acuzie di Cagli l’hanno imparata dall’ospedale di comunità di Cingoli, dove la lungodegenza è “in continuità” con l’ospedale di Jesi. Un reparto a cui chiedono di assegnare 20 posti letto in aggiunta ai 10 già attivi. Ricordano che nella Strategia delle aree interne hanno già previsto la figura dell’infermiere di comunità, un professionista tra l’altro inserito anche nel decreto Rilancio. Chiedono, inoltre, l’apertura di un hub vaccinale come già ottenuto dai Sibillini ed infine, appoggiano la richiesta di chiarimenti se è vero che si prospetta la sospensione della seconda ambulanza che Cagli divide con Fossombrone, fondamentale considerando la viabilità e i tempi per raggiungere gli ospedali di riferimento.

«Sappiamo – scrivono i sindaci Alessandri, Piccini, Nicolucci, Lisi, Caverni e Tagnani al presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli e all’assessore regionale Saltamartini - di non avere “i numeri” per la riapertura di un vero ospedale ma siamo consapevoli anche che, come area disagiata riconosciuta dalla Snai, qualche deroga al Decreto Balduzzi all’origine della trasformazione tuttora in corso di 13 nosocomi in ospedali di comunità si poteva e forse si doveva attuare.

Non chiediamo trattamenti preferenziali ma la definizione di criteri oggettivi in base ai quali derogare affinché il Piano Socio-Sanitario regionale abbia maggior attenzione verso i territori marginali». 


Pertanto, chiedono di far rimanere l’Angelo Celli nella rete ospedaliera dedicata alla cronicità tale quale al presidio di Pergola, che si configura come sede distaccata di Urbino, potenziandolo e ripristinando una serie di servizi indispensabili come la lungodegenza, l’attività chirurgica ambulatoriale/day surgery, l’attività ambulatoriale e soprattutto chiedono la riattivazione del sistema dell’emergenza. L’inserimento di una funzione simil “punto di primo intervento (PPI)” e alla riorganizzazione del servizio della nostra postazione di emergenza/urgenza (Potes). 
Infine, chiedono se il progetto di demolizione del terzo piano del presidio ospedaliero sarà seguito da una sua ricostruzione o dal reperimento di altri spazi in sostituzione di quelli persi. 

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