APECCHIO - C’è un proverbio che recita «Chi ben comincia è a metà dell’opera…» ma che suona di pessimismo per una nuova stagione della raccolta dei tartufi. Già, perché parliamo del tubero marzuolo, chiamato Bianchetto, che ha iniziato la nuova stagione da latitante. In poche parole non si trova oppure in minime quantità, nell’ordine di decine di grammi e per lo più di pezzatura simile a nocciole. Si sviluppa prevalentemente in boschi di latifoglie e conifere e rispetto al tono delicato del bianco, emana un profumo intenso e piccante. Il suo costo varia dai cento ai trecento euro al chilo, secondo la quantità del momento.
Ad Apecchio i cavatori sono delusi, perché quando va bene raggranellano una manciatina di bianchetto con pezzatura come chicchi di mais e più di uno ha lasciato, in attesa del nero estivo, il vanghino appeso al chiodo. Ma è un problema che si estende in tutta l’entroterra. Dice da Acqualagna Francesco Cianni che commercializza queste prelibatezze del sottosuolo con l’azienda Pergola Tartufi: «È vero, la raccolta di questo tartufo è in crisi, come del resto lo era stato quella per il bianco pregiato e per lo scorzone invernale, anche se in certe zone dopo qualche anno che non si trovava più è ritornato anche con buone pezzature. Ma – sono zone rare - aggiunge - ad esempio nell’Acqualagnese non c’è, come nel Montefeltro». Ma è un tubero da esportazione? «Io con la mia azienda sto facendo una bella esportazione con l’America e specificamente con Miami e New York, più Singapore con selezioni molto accurate e prodotti che sopportano la decina di giorni di viaggio. Ora vorremmo mettere nel mirino pure i Paesi arabi».
La conferma dal commerciante Ravaldo Longhi di Urbania: «Purtroppo è così, come del resto ce ne erano stati pochi delle altre specie.