CARTOCETO Geolocalizzava la moglie con una app per poterla controllare in ogni momento della giornata, pratica a cui seguivano poi le minacce e i maltrattamenti. Frasi pesantissime con cui si rivolgeva alla moglie, residente a Cartoceto, anche in presenza della figlia di 11 anni.
Lui è un romeno di 48 anni che è stato rinviato a giudizio per il reato di maltrattamenti in famiglia. Per l’accusa avrebbe avuto pesanti momenti di rabbia amplificati dal consumo di bevande alcoliche. Atteggiamenti persecutori nei confronti della moglie legati anche alla gelosia, la scusa con la quale alzava le mani e spargeva il terrore tanto che al 48enne vengono contestate anche due aggressioni nel corso delle quali lui l’avrebbe persino presa per il collo. Tutto consumato all’interno delle mura domestiche di Cartoceto.
«Ti lancio dalla finestra»
Svariate le ingiurie e le minacce tra cui anche quelle di morte con frasi come: «Se non fai la valigia e te ne vai domani ti sbatto fuori in mutande».
«Sei una prostituta, mi devi mantenere tu»
Poi i pedinamenti, gli appostamenti per spiarla in un crescendo di persecuzioni. E lo avrebbe fatto appunto anche grazie alla tecnologia scaricando una app per la geolocalizzazione. Inoltre le avrebbe anche tolto la scheda sim dal cellulare per impedirle di telefonare. La violenza con la scusa della gelosia sarebbe stato un filo conduttore. «Sei una prostituta, mi devi mantenere e dare il 40% del Tfr».
Il Gup ha rinviato a giudizio il romeno, assistito dall’avvocato Tommaso Patrignani. Una storia che però si complia difronte alla scelta della figlia della coppia. Perché durante la separazione la bimba ha scelto di stare con il padre e il giudice ha dato all’uomo il suo affidamento.
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