PESARO - Una nomina non lottizzata politicamente di un manager qualificato con una consolidata esperienza nel campo dell’organizzazione sanitaria.
La lettera ad Acquaroli
È quanto chiedono alla Regione tre sindaci dell’Ambito territoriale sociale pesarese per il ruolo di direttore generale dell’azienda sanitaria territoriale (Ast) di Pesaro Urbino: il manager che dovrà affrontare l’impegno di integrare in modo equilibrato nella provincia l’offerta delle prestazioni ospedaliere con quella dei servizi sanitari territoriali delle due disciolte aziende Marche Nord e Asur Area vasta 1 per soddisfare i fabbisogni di salute della popolazione, ridurre le liste di attesa e invertire la mobilità passiva dei numerosi residenti che vanno a curarsi fuori regione.
Un appello sottoscritto (in ordine alfabetico) dai sindaci Cinzia Ferri di Montelabbate, Filippo Gasperi di Gradara ed Emanuele Petrucci di Mombaroccio, associato a un giudizio severo sulla gestione della sanità pesarese e sulla programmazione della Regione dell’ultimo quarto di secolo, non disgiunto da un’autocritica rivolta agli stessi sindaci carenti nell’esercizio delle funzioni consultive e di controllo sulla sanità già assegnate in modo significativo dalla legge regionale 13/2003 e ora rafforzate dalla legge di riforma 19/2022.
L'azione con gli altri sindaci
Perciò, Ferri, Gasperi e Petrucci manifestano «la speranza di potersi unire, al più presto, con gli altri sindaci per svolgere un’azione corale in campo sanitario nell’interesse dei cittadini di tutti i 50 Comuni della provincia» nell’ambito della conferenza dei sindaci e del comitato dei sindaci di distretto.
I primi cittadini di Montelabbate, Gradara e Mombaroccio hanno inviato ieri una lettera con questi contenuti ai loro colleghi del territorio provinciale, al governatore delle Marche Francesco Acquaroli e all’assessore regionale alla salute Filippo Saltamartini.
L’anno zero della sanità
Cinzia Ferri, Filippo Gasperi ed Emanuele Petrucci, su una sanità «all’anno zero», esprimono come sindaci l’auspicio «che la Regione presti molta attenzione quando andrà a scegliere il nuovo direttore generale della Ast 1, perché la nuova organizzazione è molto più complessa e determinante ai fini del miglioramento del sistema regionale rispetto alle altre 4 Ast istituite. In questa nostra Ast, infatti, si gioca la creazione di un’azienda completamente nuova, di vasta dimensione, che dovrà disegnare al suo interno una collaborazione, oggi praticamente inesistente, tra l’offerta di salute ospedaliera e quella territoriale».
«La Regione tenga presente che in questi anni - continuano i tre sindaci - chi ha governato l’azienda ospedaliera ha adottato un metodo autoreferenziale spesso a scapito dei servizi del territorio; si pensi al degrado subìto in particolare dal presidio ospedaliero di Urbino e ai danni provocati alla sua popolazione maggiormente afferente». Perciò per le Ast si devono scegliere «professionisti che abbiano davvero i titoli previsti dalla legge e secondo criteri di dimostrata capacità manageriale, rifuggendo dalla tentazione della lottizzazione politica».
La più alta mobilità passiva
Il dato della più alta mobilità passiva della Regione (39.744.193 euro) viene indicato come prova degli errori del passato a partire dalla costituzione di un’azienda ospedaliera (San Salvatore prima e Marche Nord poi) senza i requisiti di alta specialità richiesti dalla legge, continuando con premi di risultato per i dirigenti diversi dal soddisfacimento dei bisogni di salute del territorio, l’autoreferenzialità nella gestione di Marche Nord senza dipartimenti interaziendali funzionali e l’assenza dei sindaci nella vigilanza.
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