Bernardo partigiano centenario: «Rifiutai la tessera fascista, mi presero a schiaffi a 14 anni»

Bernardo Forcina
Bernardo Forcina
di Luigi Benelli
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Domenica 25 Aprile 2021, 09:00 - Ultimo aggiornamento: 15:02

PESARO Partigiano dentro, ricordi indelebili anche a 100 anni. Imprese e azioni scolpite nella memoria di Bernardo Forcina, centenario pesarese. Una tempra invidiabile nel raccontare quanto accaduto durante la guerra, perché il valore della memoria resti intatto e sia trasmesso.

Attestati e benemerenze ricevute dal presidente Sandro Pertini e dal comandante delle forze alleate, Bernardo ci consegna il suo primo ricordo antifascista quando aveva 14 anni. «Il postino mi ha recapitato la tessera del fascio, l’ho rimandata indietro e i fascisti mi hanno dato gli schiaffi. Ero partigiano e antifascita».

Il suo nome in battaglia era “Giuseppe” «perché i documenti li mettevamo in fondo a una damigiana per non farci riconoscere». In fuga nelle fogne È nato a Mombaroccio e a 14 anni è andato a Genova per lavorare all’Ansaldo. «Non accettavo il regime, quando è iniziata la guerra scappai attraverso le fogne e mi sono subito arruolato nei partigiani, non solo in Italia ma anche in Slovenia e poi Gorizia». Bernardo è stato in varie zone d’Italia. «Ci nascondevamo a Isola del Piano dove ero nel distaccamento Balducci, o a Monte Marino vicino a Mombaroccio. La mia pistola era belga, la rubai a un tedesco, con tutti i caricatori. Buttavamo giù i pali della luce per togliere le comunicazioni».

Gli episodi sono tanti. «Giravamo in camion, pieni di armi razziate ai nemici. Una volta abbiamo incontrato dei tedeschi che rastrellavano il bestiame alle famiglie locali. Li abbiamo costretti a restituirli». Racconti di sopravvivenza e piccole grandi imprese per resistere e combattere il regime. «La gente ci voleva bene, la maggior parte degli italiani erano felici di vederci, ci aiutavano».

Grande tempra, forte e determinato Bernardo dice: «Non ho mai avuto paura altrimenti non sarei potuto andare avanti, bisognava essere decisi. Con noi c’era un 16enne che voleva vendicare la morte del padre. Un giorno fece 16 morti in un punto di passaggio. Eravamo determinati».

Tanti amici dietro le linee nemiche. «Conoscevamo diversi russi e le ragazze impegnate nelle staffette. Si muovevano di notte per passarci le informazioni». Con Pertini e Bongiorno Bernardo ha incontrato anche persone come Sandro Pertini e Mike Bongiorno. «Il presidente era partigiano al nord, ci siamo visti e conosciuti. Poi vidi Bongiorno che aveva una radio trasmittente». E proprio dal presidente della Repubblica Sandro Pertini, in visita a Urbino nel 1985, ebbe il “Diploma d’onore al combattente per la libertà d’Italia”. Non è l’unico, perché ha ricevuto anche il “Certificato al patriota” dal comandante delle forze alleate Alexander, per «gli atti di sabotaggio, la dedizione, il coraggio dei patrioti italiani che hanno contribuito alla liberazione dell’Italia e alla causa di tutti gli uomini liberi”.

Memorie che la presidente dell’Anpi pesarese Matilde Della Fornace vuole tenere sempre vive. Bernardo consegnò le armi agli alleati, fece il muratore a Pesaro, perchè «non ne volli sapere di entrare in politica, anche se mi è stato chiesto. Sono partigiano, è stata dura, la memoria ci deve insegnare che quanto successo non deve più capitare».

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