PESARO Colate di acqua e fango di tale violenza da far saltare le porte di magazzini e capannoni e devastare quello che incontrano. E’ pesante la conta dei danni nelle ditte di Cattabrighe fra via Metauro, via Savio, strada Fornace Mancini e strada dell’Acquabona. E lo stesso vale per le aziende di Santa Maria delle Fabbrecce e Tombaccia, fino alla zona industriale di Case Bruciate, tutte lambite dal Foglia o da fossi come quello della Ranocchia tracimati. Ieri mattina nella maggior parte delle aziende colpite dall’alluvione di martedì, le macchine per la produzione erano ancora tutte spente e si lavorava per rimuovere fango e detriti.
L’EdilPieffe in via dell’Acquabona è stata completamente invasa. «La prima conta dei danni è scioccante – commenta uno dei co-titolari – e per ora, a spanne, saremo intorno ai 150mila euro. Ci stiamo già attivando con l’assicurazione ma non basterà e ci rivolgeremo anche ai canali che il Comune sta mettendo a disposizione dei privati. Martedì ci saranno stati 50 centimetri di acqua nel capannone. Pitture, cementi e altri prodotti come le colle per la verniciatura e la muratura sono da buttare. Materiale che era su bancali che poggiano a terra, e quando l’acqua è entrata ha sommerso tutto. Abbiamo iniziato a prendere bancali vuoti e accatastarli, poi sacchi di ghiaia e sabbia per proteggere le porte ma la piena è arrivata così forte che ha divelto tutto. Sono andati persi isolanti, cappotti edili e anche i dispositivi di sicurezza, la fiumana avrà portato via qualcosa come 50 paia di scarpe per l’antinfortunistica. La situazione di alcuni fossi era già stata segnalata a Comune e quartiere. Il fosso vicino a me lo facciamo ripulire a nostre spese. Fino al supermercato Famila i canali di scolo sono stati rifatti, il problema è più a monte nella zona alta di Cattabrighe e verso Tre Ponti dove ci sono fossi con scarsa manutenzione».
Macchinari da ripulire
In via Metauro alla Legatoria Adriatica, il titolare Massimiliano Bernardi è al lavoro per ripulire le macchine e i 1100 metri quadri di capannone. «Dalle 11 del 16 maggio alle 15.30 il livello dell’acqua entrata nel capannone non si è mai abbassato.
Danni da quantificare
«Difficile quantificare i danni alla produzione e alle macchine – riferiscono titolare Giulio Mancini e gli operai al lavoro - acqua arrivata fino a 40 centimetri, quadri elettrici finiti tutti sott’acqua, lo stesso per alcuni motori delle macchine che devono ora asciugarsi, prima di capire se siano o meno utilizzabili. Abbiamo già buttato quel materiale che si è infradiciato come pannelli e truciolare. Anche la cabina elettrica da 20mila volt è finita in acqua e i motori delle pompe sono da verificare, motori che servono per mandare avanti tutta la fabbrica e le nostre lavorazioni, tuttora ferme». Intanto la Cna si mette a disposizione dei propri associati e di tutte quelle attività che hanno subito danni invitandole a raccogliere documentazione fotografica e video per una prima stima scritta dei danni subìti. Cna ricorda anche fondo speciale Ebam, l’Ente bilaterale dell’artigianato, che in caso di calamità naturali mette a disposizione il 40% fino ad un massimo di 10mila euro (info 0721.4260 dalle 8.30 alle 12.30). Anche il Comune sta mappando i danni che per il sindaco Matteo Ricci «sono incalcolabili» predisponendo un servizio rivolto ai privati che hanno subito danni e che possono compilare il modulo scaricabile sul sito dell’ente (info 0721.387789 (dal lunedì al venerdì, dalle ore 9 alle 13).
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