Intensità di pesca, mappato l'Adriatico per individuare le aree di ripopolamento ittico

Il laboratorio di biologia marina di Fano
Il laboratorio di biologia marina di Fano
di Massimo Foghetti
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Lunedì 18 Ottobre 2021, 07:55

FANO - Un importante sussidio all’attività di pesca in Adriatico è stato fornito dal Laboratorio di biologia marina di Fano, diretto dal professor Corrado Piccinetti, che ha monitorato tutte le zone maggiormente frequentate dai pescherecci sia italiani che croati. La ricerca ha riguardato le rotte battute dalla flotta con reti trainate, operanti in alto e medio Adriatico. Una visione di insieme che non era mai stata fornita agli operatori del settore, ma anche a chi ha il compito di individuare e delimitare le aree di riproduzione dove l’attività di pesca è interdetta. 

La costa italiana più battuta
Una operazione questa non facile per non venire a conflitto con gli interessi dei pescatori, ma ora resa più compatibile, dato che sarà più semplice scegliere zone non frequentate, dove il pesce può e prolificare in tutta tranquillità. Sono state quindi redatte diverse mappe per i 3 tipi di attrezzi utilizzati dalla flottiglia peschereccia: le reti a strascico, le reti volanti a coppia e i rapidi. Le mappe mensili indicano le aree di pesca ove i motopescherecci hanno pescato e l’intensità di pesca esercitata da tutta la flotta di lunghezza superiore a 15 metri.

I risultati ottenuti provengono dall’analisi di ogni singolo motopeschereccio e sono stati utilizzati per rappresentare le aree percorse da tutte le imbarcazioni con l’attrezzo in pesca in dotazione. Negli ultimi anni l’introduzione a bordo delle navi di sistemi di sicurezza, in particolare il sistema Ais, per la navigazione, ha permesso lo sviluppo di strumenti di monitoraggio della posizione delle imbarcazioni.

La geolocalizzazione
Il dispositivo è divenuto obbligatorio per i pescherecci dell’Ue dal maggio 2014 per tutte le imbarcazioni da pesca di lunghezza appunto superiore a 15 metri.

Così si è ottenuta la distribuzione geografica e l’intensità dello sforzo di pesca per ogni attrezzo trainato utilizzato. Il valore dell’intensità è stato calcolato sommando le distanze in miglia nautiche percorse dalle imbarcazioni in fase di pesca all’interno di celle dalle dimensioni di un quadrato di lato pari ad 1 miglio nautico (1.852 metri). Così ad esempio dove il valore indicato è maggiore di 40 allora la cella è stata percorsa per una lunghezza superiore a 40 volte quella del proprio lato.

L'analisi dei dati
L’analisi dei dati e la redazione delle mappe sono il risultato delle elaborazioni eseguite da Roberto Gramolini di Kosmos ambiente, esperto in gestione dei dati relativi alle attività di pesca, su richiesta del professor Corrado Piccinetti. La zona più frequentata dai 500 pescherecci italiani operanti, evidenziata con un colore rosso di forte intensità, è tutta la fascia parallela allo stivale, mentre è più tenue il colore che appare sull’altra sponda dell’Adriatico. In particolare si evidenzia come le barche che pescano con la volante in alto Adriatico frequentino soprattutto la zona davanti al Po, mentre quelle che fanno base a Cesenatico, Fano, Ancona e San Benedetto del Tronto seguano rotte abituali non lontane dalla costa, attratte soprattutto dalla migrazione delle sogliole che seguono questo itinerario.

Il santuario delle sogliole
«E’ di attualità – ha evidenziato il professor Corrado Piccinetti – l’esigenza di individuare quello che viene definito “Il santuario delle sogliole”. Farlo lungo le rotte più battute significherebbe sollevare tutta la marineria. Lo studio invece evidenzia quelle aree più disponibili e meno problematiche». 

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