Urbino, "La Muta" di Raffaello
è tornata a casa dopo il restauro

Urbino, "La Muta" di Raffaello è tornata a casa dopo il restauro
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Mercoledì 25 Marzo 2015, 20:07 - Ultimo aggiornamento: 26 Marzo, 15:54

URBINO - È tornata 'a casa' a Urbino, la Muta di Raffaello.

Il capolavoro del Rinascimento è stato sottoposto a restauro presso l'Opificio delle Pietre Dure di Firenze, che ha restituito all'opera lo splendore originale ed eliminato il pericolo principale: la presenza di tarli. Il restauro è stato cofinanziato da uno sponsor giapponese.

Fino al 5 maggio la Muta (forse Giovanna Feltria, figlia di Federico da Montefeltro) resterà esposta in una mostra allestita nella Sala dei Banchetti di Palazzo Ducale, per poi essere ricollocata in via definitiva nell'appartamento della Duchessa, insieme alla Santa Caterina d'Alessandria.

«Celebriamo il ritorno della Muta dopo il necessario restauro a Firenze, finanziato in parte da uno sponsor giapponese, ma soprattutto dallo Stato italiano» ha detto l'ex soprintendente di Urbino Rosaria Valazzi.

«Un intervento leggero e delicato che fa assumere all'opera una nuova dimensione, quasi tridimensionale».

Marco Ciatti, direttore dell'Opificio Pietre Dure, ha ricordato che l'istituto fiorentino «vanta una lunga tradizione di restauri di opere di Raffaello. La Muta presentava due problemi, riguardanti sia il supporto ligneo sia la superficie pittorica».

Sul dipinto, un olio su tavola di 48 centimetri X 64, ha spiegato una delle restauratrici, Patrizia Riitano, «sono state condotte numerose indagini scientifiche, per lo più non invasive, per stabilire lo stato di conservazione e mettere a punto il progetto di restauro. C'era il grosso problema dei tarli, il supporto in tiglio infatti era tarlato, con fori e gallerie superficiali. Il restauro ha riguardato la pulitura della superficie pittorica; il risanamento dei danni prodotti dai tarli; il trattamento in assenza di ossigeno (anche della cornice); la stuccatura con gesso e colla; il ritocco pittorico e la verniciatura protettiva finale».

La storica dell'arte Claudia Caldari ha ripercorso la storia del dipinto, che venne portato a Urbino nel 1927, su richiesta delle autorità locali, che lamentavano la mancanza di un'opera di Raffaello nella sua città natale. A firmare l'ordinanza fu il primo ministro Mussolini. Dipinta tra il 1505 ed il 1507, dal 1740 al 1927 la Muta visse agli Uffizi.

Nel 1940 fu di nuovo esposta a Firenze, e poi riconsegnata a Urbino nel marzo 1947 con un nuovo decreto governativo. Venerdì 27 marzo, in occasione dell'inaugurazione della Casa della Poesia a Palazzo Odasi, si tornerà a parlare della Muta con una «Conversazione» alla quale prenderanno parte Vittorio Sgarbi, Gabriele Barucca e Mary de Rachewiltz, figlia di Ezra Pound.

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