Insulti razzisti e violenza allo stadio di Isola di Fano, Christophe: «Stanco di sentirmi chiamare negro, smetto di giocare a calcio»

Insulti razzisti e violenza allo stadio, Christophe: «Stanco di sentirmi chiamare negro, smetto di giocare a calcio»
Insulti razzisti e violenza allo stadio, Christophe: «Stanco di sentirmi chiamare negro, smetto di giocare a calcio»
di Jacopo Zuccari
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Domenica 19 Marzo 2023, 02:05 - Ultimo aggiornamento: 20 Marzo, 07:38

COLLI AL METAURO - «Il campionato lo finisco, ma non credo che continuerò poi. Ho deciso di smettere». Christophe Mendy, il giocatore senegalese di 26 anni del Piandirose insultato dalle tribune a Isola di Fano otto giorni fa e squalificato per due giornate, cerca di farsi una ragione e di dare un senso a ciò che è accaduto nel turno di campionato durante il derby nel campionato di calcio di seconda categoria. 

L’aggressione

Gli insulti razzisti durante la partita da parte di un gruppo di “tifosi” e parenti di un giocatore avversario albanese, il padre Lucien che cerca di difenderlo e viene colpito e ferito con un pugno all’occhio. «Non è la prima volta che mentre gioco mi sento dire quella parola lì, sono stanco di essere insultato e chiamato negro.

Sono molto amareggiato, quel giorno papà era venuto a vedermi, di solito non ci viene quasi mai alle partite. Sentiva quel gruppo di persone che per tutta la partita continuava a insultarmi, papà Lucien – prosegue Christophe - è andato da loro per dirgli di farla finita e lo hanno aggredito. Ma siamo forti, ci difenderemo se serve anche nelle sedi opportune. Mio papà è alto quasi due metri, non abbiamo paura». 

Il gioco interrotto

La rissa scoppiata in tribuna ha costretto l’arbitro a interrompere il gioco per un minuto. Christophe è stato poi sostituito e alla fine ha preso il cartellino rosso. «Quando si gioca c’è sempre adrenalina. Dai miei compagni ho ricevuto tanta solidarietà, ma dall’altra squadra sinceramente poca. Forse adesso è questo che mi ferisce di più, l’indifferenza. Ho letto sul Corriere Adriatico che il presidente dell’Isola di Fano, dove anch’io ho giocato, ha dichiarato che “i ragazzi a fine partita si sono chiariti”. Ma io non ho avuto alcun chiarimento».

In Italia da 3 mesi di vita

«Sono nato a Dakar in Senegal – racconta Mendy - ma in pratica sono qui in Italia da quando avevo tre mesi. Vivo a Calcinelli, attualmente purtroppo non ho nemmeno il lavoro e le priorità diventano altre. Se vorrò giocare a calcio lo farò ogni tanto così per conto mio come divertimento, ma dopo quello che è successo contro l’Isola di Fano non mi va di continuare. Finisco il campionato – prosegue il calciatore – per rispetto dei miei compagni e della società, ma non credo che il prossimo anno giocherò ancora. Per me è finita qua». Le parole di incoraggiamento e di conforto non smuovono al momento il dolore e la sofferenza provate.

«Se conosco quel gruppo di persone lì? Sì, diciamo che sono poi scappati appena sono arrivati i carabinieri – ha aggiunto Mendy –. Cerchiamo di guardare avanti, di certo serve nei campi da calcio un cambio di mentalità e culturale. Qualche insulto potrà anche sfuggirti, ma nelle tribune non c’è rispetto verso chi gioca. Se poi ci aggiungiamo le offese per il colore della tua pelle, no, non mi sta più bene».

Anche papà Lucien ha giocato a calcio, spesso facendo le partitelle insieme ai connazionali del Senegal residenti in zona. Per il Piandirose questo è il secondo anno consecutivo in seconda categoria, inserita nel girone A, dopo essere salita dalla terza al termine della stagione 2018/2019 nell’anno in cui giocava nel girone con la squadra di migranti “Incontri per la democrazia”.

Le sanzioni sportive

Dopo la partita, giudice sportivo ha punito con 200 euro di multa le società Isola del Piano e Piandirose e inflitto tre giornate di squalifica a Klevi Dedjia (Isola del Piano) «perché in seguito agli scontri tra le due tifoserie, percorreva tutto il campo di giuoco per andare a scavalcare il recinto ed andare ad alimentare la rissa scatenatesi». Due le giornate a Mendy e El Kheir.

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