Emorragia cerebrale a 13 anni, salvata dall'équipe di Neurochirurgia. Il papà: «Ringrazio tutti i sanitari»

Da sinistra il primario Letterio Morabito, la mamma Loredana, il dottor Emiliano Agostini e il papà Giovanni
Da sinistra il primario Letterio Morabito, la mamma Loredana, il dottor Emiliano Agostini e il papà Giovanni
di Lorenzo Furlani
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Mercoledì 24 Novembre 2021, 09:08 - Ultimo aggiornamento: 25 Novembre, 08:44

PESARO - Bastano pochi minuti, anche senza un evento traumatico, per cambiare all’improvviso la prospettiva di una vita. È successo a Giulia, studentessa tredicenne di terza media, e alla sua famiglia, precipitate in un incubo un sabato mattina (era il 6 novembre) al momento di uscire di casa per andare a scuola. Colpita da un’emorragia cerebrale per una malformazione congenita che non aveva mai dato alcuna avvisaglia: la ragazzina ha accusato un fortissimo mal di testa e subito difficoltà ad articolare le parole e anche a reggersi in piedi.

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Un dramma travolgente, la reazione spaventata per l’angoscia del presente e dell’immediato futuro e, attraverso un calvario ospedaliero che ancora non si è concluso e che introdurrà a una lunga riabilitazione, la rinascita alla vita.

La caduta e la risalita
È il papà Giovanni, 41 anni, ingegnere alla Saipem di Fano, a raccontare questa caduta inattesa e la conseguente, tenace e volitiva risalita, nella quale un ruolo decisivo l’ha avuto l’equipe di Neurochirurgia diretta da Letterio Morabito con il supporto del reparto di Rianimazione di Marche Nord.

Giulia quel giorno, alle 8,15, è stato portata al pronto soccorso di Fano dall’equipaggio del 118 allertato dai genitori, un medico di Pediatria ha compreso subito che si trattava di un problema neurologico, la Tac ha rilevato un’emorragia cerebrale con un ematoma di 4 centimetri per 5. Immediato è stato il trasporto a Neurochirurgia del San Salvatore di Pesaro dove un’angio Tac e un’angiografia hanno confermato l’esigenza di un intervento chirurgico urgente.

Affidata al dottor Agostini
A mezzogiorno la tredicenne è entrata in sala operatoria, affidata alle mani del neurochirurgo Emiliano Agostini con l’assistenza della sua collega Maria Georgantzinou: due ore di intervento per rimuovere l’ematoma e l’angioma cavernoso che l’aveva provocato. Poi il trasferimento in Rianimazione, in coma farmacologico, e l’attesa lunga giorni, che sembrava infinita.

«Lo choc è stato talmente forte - rammenta il papà, alternatosi al capezzale dalla figlia con la moglie Loredana, 38 anni - che venivano in mente i pensieri più brutti. In quei momenti si fa fatica a rimane stabili psicologicamente, l’unica cosa che un genitore pensa e spera è di potere rivedere la bambina viva. Abbiamo temuto di perderla, sono stati giorni di inferno».

La luce della speranza per i genitori si è riaccesa quando, il mercoledì successivo, tolti i sedativi e senza più il respiratore, Giulia ha iniziato a svegliarsi, reagendo bene agli stimoli.

«I dottori non si sbilanciavano su cosa avrebbe fatto nel momento in cui avesse riacquisito coscienza - dice il padre -; quando ha riaperto gli occhi ha riconosciuto subito mia moglie Loredana e con un filo di voce ha pronunciato la parola mamma. Per noi è stata una grande gioia e uno straordinario momento di commozione».

L'emozione di tutti gli operatori sanitari
La storia di Giulia ha colpito ed emozionato tutti gli operatori sanitari della struttura. «Ho abbracciato il professor Morabito quando con entusiasmo e tranquillità ci ha detto che potevamo entrare nella stanza perché Giulia si stava svegliando - testimonia Giovanni -. Nel suo reparto (ora condiviso negli spazi di Ortopedia, ndr) e anche in Rianimazione abbiamo trovato la competenza e l’alto profilo professionale di tutte le persone che hanno seguito nostra figlia. Racconto questa nostra esperienza solo per avere l’occasione di ringraziare tutti gli operatori, a ogni livello, per ciò che hanno fatto, anche per l’umanità con cui ci hanno accolti sostenendoci moralmente».

Il direttore Morabito da parte sua si complimenta con i suoi collaboratori per la puntuale capacità con cui gestiscono i pazienti sia adulti sia pediatrici, rispondendo a 360 gradi a tutte le esigenze neurochirurgiche.

Gli One Direction per il risveglio
Il risveglio di Giulia è stato accompagnato anche dalla musica degli One Direction e di Harry Styles. «Abbiamo utilizzato le sue canzoni preferite per stimolarla - racconta il padre -. Utili sono stati anche gli audiomessaggi che le hanno inviato le amiche, le sue compagna di scuole, che lei ha riconosciuto quando glieli abbiamo fatti ascoltare. Abbiamo misurato un grande affetto per Giulia».

La tredicenne frequenta la terza media all’istituto Nuti di Fano. Anche dalle coordinatrici della scuola è arrivato un forte incoraggiamento. Così come le sono state vicine le compagne della Virtus volley, che aveva cominciato a frequentare da settembre, le quali le hanno inviato in ospedale la sua maglia dicendole che l’aspettano.

«Tutto il suo mondo l’aspetta - sottolinea Giovanni, che della vita precedente ora rimpiange anche la monotonia -. Ci prenderemo tutto il tempo necessario perché Giulia vi ritorni quando sarà pronta dopo un pieno recupero». 

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