La provincia pesarese cenerentola per i trasporti ferroviari: solo 3 stazioni contro 22 di Ancona e 16 di Macerata

Il treno sull'ex ferrovia Fano-Urbino
Il treno sull'ex ferrovia Fano-Urbino
di Lorenzo Furlani
3 Minuti di Lettura
Domenica 17 Aprile 2022, 12:22

FANO Quanto sia fragile il territorio della provincia di Pesaro Urbino per la carenza dei trasporti ferroviari, che sono strategici nella politica dell’Unione europea per la sostenibilità ambientale, lo dimostrano i dati riferiti dall’associazione Ferrovia Valle Metauro nel convegno organizzato mercoledì scorso dall’università Roma Tre su “Ferrovie secondarie e territori fragili”.

Stazioni e chilometri a confronto
Nel Pesarese ci sono solamente tre stazioni ferroviarie (Pesaro, Fano e Marotta-Mondolfo) per circa 44 chilometri di ferrovia (unicamente la linea Adriatica); in provincia di Ancona le stazioni o fermate sono 22 con percorsi ferroviari che si sviluppano per circa 136 chilometri; nel Maceratese le fermate complessive sono 16 per circa 101 chilometri di binari; nell’Ascolano sono attive 14 fermate per circa 48 chilometri di itinerari ferroviari. Solamente il Fermano ha tre stazioni ferroviarie come la provincia pesarese e una lunghezza dei binari più ridotta, circa 26 chilometri, ma quella provincia è estesa un terzo e ha meno della metà della popolazione del territorio pesarese.

Da ciò risulta evidente come quella di Pesaro Urbino, dove nel 1987 è stata sospesa la tratta Fano-Urbino, sia la provincia cenerentola delle Marche per il trasporto ferroviario. Il treno da sempre è un motore dello sviluppo sociale, economico e turistico ed è destinato a diventarlo ancora di più per la necessità di contenere l’inquinamento da combustibili fossili generato dagli autoveicoli, con l’obiettivo dell’Unione europea di raddoppiare entro il 2030 il trasporto su rotaie delle merci fino al 30% del totale, che dovrà salire al 50% entro il 2050.

Lo studio di fattibilità
Perciò nella giornata di studi promossa presso il Dipartimento di architettura dell’università Roma Tre sulla proposta di riattivazione della ferrovia Civitavecchia-Capranica-Orte, con l’analisi delle potenzialità di rivitalizzazione dei territori della Tuscia meridionale, l’associazione Ferrovia Valle Metauro ha rappresentato il caso della tratta Fano-Urbino, che è oggetto di uno studio di fattibilità tecnico-economica di Rete Ferroviaria Italiana per il suo ripristino come ferrovia turistica o commerciale.

Tra l’altro, è stato documentato lo spopolamento di Urbino, città universitaria e sito Unesco, che conta 14mila abitanti mentre negli anni ‘50 ne aveva 23mila.

Il collegamento storico
Nella relazione curata da Carlo Bellagamba (presidente dell’associazione), Salvatore Vittorio Russo e Giacomo Palma, che hanno consegnato agli organizzatori anche una ricostruzione della storia della ferrovia, vengono ripercorse le travagliate vicende della tratta, nata come collegamento da Fano a Fermignano con la preesistente ferrovia Fabriano-Pergola-Urbino, che nel tratto da Pergola a Fermignano non è stata ricostruita dopo la distruzione avvenuta da parte dei nazisti in ritirata nella seconda guerra mondiale.

Il progetto dell’anello ferroviario
«Ben vengano quindi i nuovi programmi regionali di anello ferroviario portati avanti dall’assessore alle infrastrutture Francesco Baldelli - hanno testimoniato con la partecipazione online i referenti dell’associazione - che partendo da Fano via Fossombrone - Fermignano - Urbino - Cagli - Pergola - Fabriano, consentiranno di riallacciarsi alla linea per Roma, incrementando il ritorno economico di quanto è in corso di finanziamento con il Pnrr per l’ammodernamento della Orte-Falconara, o verso la linea Adriatica ad Est».

© RIPRODUZIONE RISERVATA