Fano-Urbino, Rfi si impegna a preparare entro tre mesi lo studio per la riapertura. «Servono 50 milioni»

La tratta ferroviaria dismessa Fano-Urbino
La tratta ferroviaria dismessa Fano-Urbino
di Lorenzo Furlani
3 Minuti di Lettura
Sabato 6 Marzo 2021, 09:10

FANO - Entro due o tre mesi sarà disponibile lo studio per valutare la fattibilità tecnica ed economica della riattivazione della Fano-Urbino come ferrovia turistica. È questo l’impegno assunto dall’amministratrice delegata di Rete Ferroviaria Italiana, Vera Fiorani, con la sottosegretaria del governo Draghi, Rossella Accoto.

Ne dà notizia la stessa senatrice fanese che sottolinea la necessità di «portare a termine al più presto lo studio di fattibilità sul ripristino a scopi turistici della linea ferroviaria Fano-Urbino. Questa, cessata nell’esercizio il 31 gennaio 1987, ha mantenuto inalterato e funzionale il proprio patrimonio infrastrutturale che non può e non deve esser dilapidato. Sono ormai passati due anni dallo stanziamento di 1 milione di euro proprio per questo scopo».

L’utilizzo turistico
La sottosegretaria al lavoro Accoto ha incontrato ieri a Roma Vera Fiorani, che ricopre anche il ruolo di direttrice generale di Rfi, con la quale ha insistito perché si concluda l’iter dello studio. «La tratta ferroviaria - osserva Accoto - sarebbe un volàno per lo sviluppo turistico marchigiano con la creazione di nuovi itinerari culturali, enogastronomici e naturalistici che portino visitatori interessati all’ampliamento dell’offerta oggi esistente nella provincia di Pesaro e Urbino».

La legge 128 del 2017 ha ricompreso la Fano-Urbino tra le 18 tratte italiane dismesse o sospese caratterizzate da particolare pregio culturale, paesaggistico e turistico. «Entro due mesi ci troveremo ancora intorno ad un tavolo con Rete Ferroviaria Italiana - promette Accoto - per fare il punto della situazione e spingere la Fano - Urbino verso il suo atteso ripristino».

La senatrice si inserisce nel dibattito sul riutilizzo della ferrovia sostenendo che allo stato attuale non si può derogare all’uso turistico, alla verifica della cui fattibilità Rfi è appunto impegnata sul piano amministrativo. Secondo Accoto, tale uso costituisce un presupposto importante per il recupero della tratta.

In particolare, replicando alle argomentazioni del funzionario della Regione Renzo Rovinelli, la sottosegretaria al lavoro rileva che le condizioni dell’utilizzo turistico saranno valutate in seguito. In base alle informazioni acquisite presso Rfi, i collegamenti tra Fano e Urbino non dovranno essere sporadici nel corso dell’anno bensì, in base alle esigenze del territorio, potranno essere anche quotidiani, per l’andata e il ritorno.

Le tempistiche verranno velocizzate mettendo in sicurezza gli attraversamenti della tratta con barriere mobili e sincronizzandone le chiusure al passaggio del treno. «Riguardo all’investimento necessario - precisa Accoto - Rfi ci ha anticipato una cifra indicativa, che dovrà essere confermata dallo studio di fattibilità, di circa 50 milioni di euro».

Il Recovery fund per riaprirla
Chi si spinge a valutare anche un utilizzo come metropolitana di superficie della Fano-Urbino, oltre al sindaco di Vallefoglia Ucchielli che ha chiesto la prosecuzione del tracciato da Urbino al suo comune fino a Pesaro, è la Regione Marche.

«L’amministrazione regionale - ha detto martedì scorso in aula l’assessore alle infrastrutture Francesco Baldelli, rispondendo a un’interrogazione di Micaela Vitri - oltre ad aver chiesto all’interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Recovery plan, ndr) che la tratta Fano-Urbino venga completamente riattivata, si è impegnata affinché la medesima possa essere utilizzata anche ai fini di trasporto pubblico».

Se saranno disponibili fondi europei il disegno è quello di completare la tratta con il doppio anello Urbino-Pergola-Fabriano-Civitanova a Sud e Urbino-Vallefoglia-Pesaro a Nord, valutando per questo secondo percorso anche le modalità dell’autobus a transito rapido.

© RIPRODUZIONE RISERVATA