Famiglia respira monossido di carbonio: in cinque al pronto soccorso

Famiglia respira monossido di carbonio: in cinque al pronto soccorso
Famiglia respira monossido di carbonio: in cinque al pronto soccorso
di Osvaldo Scatassi
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Domenica 29 Gennaio 2023, 04:00 - Ultimo aggiornamento: 14:20

FANO  - Una famiglia residente a Orciano di Terre Roveresche è stata intossicata dal monossido di carbonio. Si ritiene probabile che il gas possa essersi sprigionato da un braciere, forse lasciato acceso nella notte per riscaldare l’abitazione in cui vivono i due genitori e i loro tre figli. La serata ha preso una piega preoccupante intorno alle 23 di venerdì scorso, quando la figlia sedicenne della coppia, originaria del Nord Africa, è stata colta da un malore poi rivelatosi passeggero.

 
I momenti di ansia


Sono stati, però, lunghi momenti carichi di ansia e di preoccupazione.

Attivate da una chiamata di assistenza, hanno raggiunto la casa a Orciano sia il servizio 118 sia una squadra dei vigili del fuoco proveniente dalla caserma a Fano. La famiglia è stata quindi trasportata in ambulanza al pronto soccorso dell’ospedale Santa Croce: dopo gli accertamenti del caso è stata subito disposta una seduta di ossigenoterapia nella camera iperbarica, in via delle Querce, sia per la sedicenne sia per sua madre, quarantacinquenne.

Una decisione di carattere precauzionale, considerando che le condizioni di entrambe apparivano sotto controllo. Per il resto della famiglia le conseguenze sono dunque risultate più leggere. Madre e figlia sono entrate nella camera iperbarica durante la notte di ieri e dopo circa un’ora hanno fatto ritorno al pronto soccorso.

La famiglia è stata poi dimessa, segno che tutti i suoi componenti erano in buone condizioni e che la disavventura era da ritenere superata. 
Simili incidenti non sono infrequenti durante i mesi della stagione fredda, anzi si potrebbe affermare l’esatto contrario, e le cause sono di norma o il guasto della caldaia oppure un braciere o un fornello da arrosto lasciato acceso in un ambiente chiuso. In simili casi si può sprigionare nell’aria il monossido di carbonio. È un gas inodore, incolore, insapore e non irritante, che si sviluppa quando si brucino in maniera incompleta combustibili organici come il carbone, olii, legno e carburanti. Si tratta di un’emotossina che ostacola il trasporto dell’ossigeno nel sangue e di conseguenza respirare il monossido di carbonio comporta un ventaglio di conseguenze dalle più leggere a quelle di estrema gravità, anche la morte come ricordano tragedie più o meno recenti. Questo tipo di intossicazione è segnalato da alcuni sintomi caratteristici: tra i più comuni la perdita di coscienza, il mal di testa, le vertigini, un senso di debolezza, la nausea, il vomito e i dolori al petto. 


L’Iperbarica Adriatica


Spiega il sito di Iperbarica Adriatica Fano, la struttura in via delle Querce dove sono state assistite madre e figlia, che l’ossigenoterapia iperbarica consiste nel somministrare «ossigeno puro al cento per cento» all’interno «di speciali ambienti». Sono le camere iperbariche, «portate a una pressione superiore di quella atmosferica». Utilizzando apposite maschere, il paziente «respira ossigeno puro in un sistema a circuito chiuso». Oltre che per l’intossicazione da monossido di carbonio, l’ossigenoterapia iperbarica è indicata per la malattia da decompressione (il rischio tipico dei subacquei), l’embolia gassosa arteriosa, gangrene, vari tipi di lesioni, ulcere, infezioni e altre patologie. 
Osvaldo Sca

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