FANO - Una famiglia residente a Orciano di Terre Roveresche è stata intossicata dal monossido di carbonio. Si ritiene probabile che il gas possa essersi sprigionato da un braciere, forse lasciato acceso nella notte per riscaldare l’abitazione in cui vivono i due genitori e i loro tre figli. La serata ha preso una piega preoccupante intorno alle 23 di venerdì scorso, quando la figlia sedicenne della coppia, originaria del Nord Africa, è stata colta da un malore poi rivelatosi passeggero.
I momenti di ansia
Sono stati, però, lunghi momenti carichi di ansia e di preoccupazione.
Una decisione di carattere precauzionale, considerando che le condizioni di entrambe apparivano sotto controllo. Per il resto della famiglia le conseguenze sono dunque risultate più leggere. Madre e figlia sono entrate nella camera iperbarica durante la notte di ieri e dopo circa un’ora hanno fatto ritorno al pronto soccorso.
La famiglia è stata poi dimessa, segno che tutti i suoi componenti erano in buone condizioni e che la disavventura era da ritenere superata.
Simili incidenti non sono infrequenti durante i mesi della stagione fredda, anzi si potrebbe affermare l’esatto contrario, e le cause sono di norma o il guasto della caldaia oppure un braciere o un fornello da arrosto lasciato acceso in un ambiente chiuso. In simili casi si può sprigionare nell’aria il monossido di carbonio. È un gas inodore, incolore, insapore e non irritante, che si sviluppa quando si brucino in maniera incompleta combustibili organici come il carbone, olii, legno e carburanti. Si tratta di un’emotossina che ostacola il trasporto dell’ossigeno nel sangue e di conseguenza respirare il monossido di carbonio comporta un ventaglio di conseguenze dalle più leggere a quelle di estrema gravità, anche la morte come ricordano tragedie più o meno recenti. Questo tipo di intossicazione è segnalato da alcuni sintomi caratteristici: tra i più comuni la perdita di coscienza, il mal di testa, le vertigini, un senso di debolezza, la nausea, il vomito e i dolori al petto.
L’Iperbarica Adriatica
Spiega il sito di Iperbarica Adriatica Fano, la struttura in via delle Querce dove sono state assistite madre e figlia, che l’ossigenoterapia iperbarica consiste nel somministrare «ossigeno puro al cento per cento» all’interno «di speciali ambienti». Sono le camere iperbariche, «portate a una pressione superiore di quella atmosferica». Utilizzando apposite maschere, il paziente «respira ossigeno puro in un sistema a circuito chiuso». Oltre che per l’intossicazione da monossido di carbonio, l’ossigenoterapia iperbarica è indicata per la malattia da decompressione (il rischio tipico dei subacquei), l’embolia gassosa arteriosa, gangrene, vari tipi di lesioni, ulcere, infezioni e altre patologie.
Osvaldo Sca