A Fano uno spettacolo mancato: chiese e siti archeologici chiusi nonostante i (tanti) turisti

A Fano uno spettacolo mancato: chiese e siti archeologici chiusi nonostante i (tanti) turisti
A Fano uno spettacolo mancato: chiese e siti archeologici chiusi nonostante i (tanti) turisti
di Massimo Foghetti
3 Minuti di Lettura
Lunedì 25 Luglio 2022, 01:20

FANO - In questi giorni Fano trabocca di turisti: nella zona balneare, ma anche in centro storico, si sentono parlare molte lingue diverse, segno che oltre agli italiani sono tornati anche gli stranieri, pressoché scomparsi l’anno scorso a causa della pandemia.

 

Iniziative come la Fano dei Cesari e poi subito dopo il Festival Jazz by the sea non hanno smentito la loro forza di attrazione, anche se è il mare, la spiaggia, l’accoglienza delle nostre concessioni balneari e del nostro sistema ricettivo a fare la parte del leone.

Il binomio che non funziona


La città, tra l’altro, esercita un ascendente particolare perché unica in tutta la costa marchigiana offre una stazione balneare insieme a un centro storico ricco di arte e cultura. Fano romana, infatti, risulta assumere una posizione leader nelle iniziative di promozione: l’arco di Augusto, le mura romane, la Fano sotterranea, il museo, l’associazione con i reperti della consolare Flaminia, ne fanno un’estesa area archeologica di estremo interesse e sì che di appassionati di archeologia ce ne sono parecchi in Italia e all’estero e quindi la formula appare ben indovinata. Il problema è che una cosa è l’immagine propagandata e una cosa è la realtà. 
Per fortuna si salvano l’arco di Augusto e le mura romane.

Poi riuscire a vedere il resto non è certo facile. Lo si legge nell’espressione di molti turisti che si recano, indirizzati dalle guide turistiche acquistate in libreria, davanti all’accesso degli “scavi di Vitruvio” e trovare il cancello perennemente chiuso. Per visitare l’area ipogea occorre prenotare la visita, seguendo una procedura che, per chi ha poco tempo a disposizione, magari nel corso di una visita domenicale, non è certo facile. Così è per l’area ipogea della Memo, la cui visita, consentita in un orario estremamente ridotto, segue gli orari della mediateca. Doveva essere reso visitabile il teatro romano nel corso di questa estate, ma siamo ormai ad agosto e ci si chiede se l’area verrà aperta almeno il prossimo anno. Dell’anfiteatro non ne parliamo, perché, dato il modo con il quale è stato musealizzato tra le mura di un garage sotto il palazzo che ha preso il posto della caserma Montevecchio, è meglio che i turisti non lo vedano. Per quanto riguarda le altre attrattive, non è comprensibile come la città continui a mantenere chiusa una delle più belle, se non la più bella, chiesa barocca di tutte le Marche, come San Pietro in Valle. 

Lo spettacolo mancato


Sono circa 40 anni che le varie amministrazioni comunali che si sono succedute, dato che la chiesa è patrimonio del Comune, sono colpevoli di questo spreco. Possibile che in tutto questo tempo nessuno è stato capace di risolvere un problema di umidità? E San Francesco? Non c’è turista che non venga indirizzato dalle guide a fare qualche passo in più dalla piazza, per ammirare questa meraviglia. Veramente le rovine fanno spettacolo. Ma il problema è che le rovinano provocano anche dei crolli e di stucchi nella chiesa di San Francesco se ne vedono sempre meno. Anche qui per ragioni di sicurezza le visite turistiche non sono permesse. E’ possibile solo dare qualche sbirciatina dalla strada. A quando quindi un sistema in rete di facile accessibilità alle bellezze di Fano?

 

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