Pista ciclabile dell’Arzilla, la protesta non si ferma. Sul greto del torrente per dire no al progetto e non al tracciato ecologico

Pista ciclabile dell’Arzilla, la protesta non si ferma. Sul greto del torrente per dire no al progetto e non al tracciato ecologico
Pista ciclabile dell’Arzilla, la protesta non si ferma. Sul greto del torrente per dire no al progetto e non al tracciato ecologico
di Massimo Foghetti
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Venerdì 11 Marzo 2022, 09:35

FANO  - Non demordono nemmeno davanti alla recinzione che delimitando il cantiere per la realizzazione della pista ciclabile dell’Arzilla, ne preclude al pubblico il passaggio. Sono i componente del comitato Arzilla resistente che lottano per contrastare il progetto deciso dalla pubblica Amministrazione.


«Non siamo contrari alla realizzazione della pista – hanno ribadito in tutti i modi – ma alle scelte effettuate nel progettare l’opera», scelte che si configurano più che dal lato tecnico, da quello politico, visto che alla fine le risultanze progettuali sono state difformi anche dagli indirizzi forniti dal Consiglio Comunale.

Ieri mattina sul greto dell’Arzilla si è svolta l’ennesima manifestazione di protesta. Sono convenuti i membri del comitato, di cui fanno parte anche non pochi residenti intenzionati a difendere il sito naturale della passeggiata che collega il quartiere della Paleotta e di Gimarra alla spiaggia dell’Arzilla. Siamo sì in un contesto urbano, ma grazie al percorso del torrente sembra di essere completamente immersi nella natura. E proprio grazie al paesaggio fluviale è possibile derogare alle misure che nel contesto urbano regolano la realizzazione delle piste ciclabili. La posizione del comitato è ormai nota.


Ieri l’ha riportata ancora una volta alla ribalta Claudio Orazi di Lupus in Fabula: limitando la pista ciclabile alla larghezza di 2 metri, non è necessario sostenere la scarpata con le gabbionate e ricorrere a taglio degli alberi. Del resto non si capisce come questi provvedimenti sarebbero presi solo su un tratto del percorso lungo 70 metri, mentre tutto il resto è connaturato dalle stesse caratteristiche. Innumerevoli sono state le richieste di incontri inviate dal comitato per proporre le proprie osservazioni e soluzioni che per altro avrebbero comportato un minor costo da parte dell’Amministrazione Comunale. 


E proprio basandosi su un rilievo economico che si prospetta, come ha rilevato Luciano Benini, un ricorso alla Corte dei Conti: «L’Amministrazione Comunale - ha detto – nel gestire i soldi di tutti deve comportarsi come il buon padre di famiglia, evitando di sperperare le entrate dei cittadini: un principio questo che costituisce un pilastro dell’azione dell’organo di controllo. Dunque: se la legge lo permette, i residenti sono d’accordo, preservare l’ambiente è un principio generalmente condiviso, non si capisce perché il Comune dovrebbe spendere di più nell’intervenire con un considerevole impatto ambientale, snaturando la bellezza del luogo. 

Ora gli ambientalisti faranno di tutto per salvare in extremis questo lembo di natura incontaminata. All’azione del comitato si è unita anche Italia Nostra che, con l’architetto Giorgio Roberti, ha evidenziato tutto il suo sconcerto per una decisione giunta improvvisa, quando il sindaco aveva mostrato qualche spazio d’intesa. «Un atteggiamento – ha evidenziato – incomprensibile che non si giustifica né rispetto alle attese dei cittadini né in relazione alle dichiarazioni di carattere ambientalista espresse dall’Amministrazione Comunale». 

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