FANO - Forse pensava di aver riscattato i suoi debiti con la giustizia e magari dichiarare il falso poteva essere un pegno da pagare per rifarsi una vita. Ma non è affatto andata così.
Al suo attivo un passato criminale negli anni roventi della Napoli anni ’80, voleva aprire un bar a Fano. Ma finisce a processo per false dichiarazioni sulle proprie qualità. Sul candore della sua fedina penale.
Si tratta di 63enne campano, diventato collaboratore di giustizia, che aveva deciso di aprire un locale nella città della Fortuna.
Falsa dichiarazione
Per farlo aveva “falsamente dichiarato di essere in possesso dei requisiti di onorabilità previsti dalla legge”. Per l’accusa avrebbe quindi reso dichiarazioni mendaci sul suo status dato che gravavano diversi precedenti penali. Un passato negli ambienti della camorra, protagonista anche di un omicidio. Proprio come collaboratore di giustizia aveva permesso di far luce, assieme ad altri pentiti, sulla malavita dell’area del Vomero.
In particolare su un clan nato da una banda di quindici malviventi che negli anni ‘80 imponeva il pagamento della mazzetta a commercianti e professionisti e gestiva il lotto nero e le scommesse clandestine, investendone il ricavato in un lucroso traffico di stupefacenti.
Personaggi che si sono intrecciati coi maggiori clan napoletani tra tangenti, omicidi ed estorsioni.
Il rito abbreviato
Ieri il 63enne, difeso dall’avvocato Marco Defendini, con rito abbreviato davanti al Gup, è stato condannato a 8 mesi.