Fano, morti sul lavoro alla Profilglass:
azienda sotto accusa, cinque indagati

Fano, morti sul lavoro alla Profilglass: azienda sotto accusa, cinque indagati
di Lorenzo Furlani
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Mercoledì 18 Luglio 2018, 15:28 - Ultimo aggiornamento: 16:26
FANO - Morire di lavoro alla Profilglass. Per i due tragici infortuni accaduti nel 2017 nell’industria di Bellocchi di Fano, che costarono la vita ai dipendenti Morris Furlani e Rodolfo Cangiotti, la procura della Repubblica mette sotto accusa l’intera organizzazione aziendale, contestando una mancanza strutturale, per scelta e non per colpa, delle prescritte misure di sicurezza. In pratica, nelle forme del diritto penale, viene rivolta alla Profilglass l’accusa di aver sacrificato la sicurezza dei lavoratori all’obiettivo del profitto aziendale.
Cinque sono gli indagati, compresi due enti aziendali: la figura centrale è quella di Giancarlo Paci, legale rappresentante del colosso della lavorazione dell’alluminio che conta più di 800 dipendenti; implicati due romeni, l’imprenditore Eugen Aurel Dumitru Cetateanu e il dipendente Marius Dumitru Puncioi, che era alla guida del muletto, coinvolti nel secondo infortunio mortale; chiamate in causa per illecito amministrativo l’azienda Profilglass spa e l’impresa romena Gindor Serv srl.
 
Questo si evince dall’avviso di conclusione delle indagini preliminari firmato dai sostituti procuratori della Repubblica Valeria Cigliola e Monica Garulli, che hanno riunito i due fascicoli aperti per gli infortuni mortali accaduti nello stabilimento di via Meda 28, a Fano, a meno di tre mesi l’uno dall’altro, il 9 marzo e il 5 giugno 2017. In base agli accertamenti svolti, invece, è stata richiesta l’archiviazione per due indagati che la procura ritiene estranei a ogni responsabilità: Dennis Ricciatti, l’ingegnere deputato alla sicurezza del lavoro alla Profilglass, e il secondo operaio romeno presente nel luogo e nel momento dell’infortunio che provocò la morte di Rodolfo Cangiotti.
I magistrati inquirenti procedono per omicidio colposo e omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro. È questa seconda ipotesi, formulata in base all’articolo 437 del codice penale, a costituire una sorta di salto di qualità nell’accertamento delle responsabilità per le due vittime del lavoro alla Profilglass.
La procura della Repubblica, infatti, non si limita a contestare il reato di omicidio colposo, ossia l’inosservanza per negligenza, imprudenza e imperizia delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro. A causa della ricorrenza nell’azienda di gravi infortuni, considerando anche specifici precedenti, è stata ipotizzata, per entrambi gli incidenti mortali dalle dinamiche molto diverse, la volontaria omissione del collocamento di adeguati dispositivi e sistemi di sicurezza nei vari ambienti di lavoro.
Il provvedimento dei pubblici ministeri, notificato agli indagati con l’avviso della facoltà di presentare memorie e documentazione difensiva e di chiedere atti d’indagine o l’interrogatorio, segue di sette mesi la relazione finale della commissione parlamentare di inchiesta sugli infortuni sul lavoro che, al di là dell’aspetto penale, aveva attribuito per i due infortuni alla Profilglass, sui quali aveva svolto una specifica indagine, una responsabilità all’organizzazione aziendale.
Nello specifico, per la morte di Morris Furlani, 40 anni, incaricato di sigillare con il silicone le parti danneggiate del tetto di un capannone, precipitato all’interno dell’edificio da un’altezza 12 metri a causa dello sfondamento della lastra di fibrocemento su cui era salito, Giancarlo Paci viene accusato di non aver fornito all’operaio una piattaforma elevabile idonea a raggiungere il punto della copertura da riparare. Inoltre, gli viene contestata la mancata predisposizione sul tetto di camminamenti, passerelle e pedane per l’accesso in sicurezza.
Un contributo alle indagini l’hanno dato le investigazioni difensive degli avvocati Giulio Maione e Giuseppe Sorcinelli, che tutelano la famiglia della vittima, i quali nella loro memoria hanno definito questo infortunio “una morte annunciata”, richiamando l’analoga caduta dal tetto, avvenuta il 2 luglio 2011, del dipendente di una ditta esterna addetta ai pannelli fotovoltaici per il cedimento della copertura non calpestabile su cui camminava.
Per la morte di Rodolfo Cangiotti, 49 anni, incaricato di sgomberare un magazzino, schiacciato da un bancale di 400 chili di lana di roccia cadutogli addosso per una manovra errata dell’operaio romeno della ditta esterna che operava insieme a lui con il muletto, Paci è accusato del mancato coordinamento delle attività di sgombero, insieme all’imprenditore romeno, del mancato allestimento di scaffalature per rendere sicuro lo stoccaggio dei pacchi impilati e della mancanza di segnali e percorsi per la circolazione interna di merci e pedoni.
Infine, riguardo all’illecito amministrativo connesso al reato di omicidio colposo ritenuto consumato a vantaggio delle imprese, la procura osserva che l’inosservanza delle norme di sicurezza ha comportato un evidente risparmio di risorse economiche, in assenza di modelli di organizzazione e di gestione idonei a prevenire il reato contestato.
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