Fano, in arrivo maxi cartelle Inps:
i piccoli pescatori insorgono

Fano, in arrivo maxi cartelle Inps: i piccoli pescatori insorgono
di Massimo Foghetti
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Giovedì 25 Luglio 2019, 06:05

FANO - Un’altra tegola si sta per abbattere sul mondo della pesca fanese. Non bastavano le norme sempre più restrittive emanate dalla Unione Europea, con rilevante calo di redditività per le imprese del settore; non bastavano nemmeno le difficoltà di navigazione che ancora oggi si incontrano all’interno del porto di Fano, a causa dell’interramento. E non bastava nemmeno la progressiva scomparsa delle barche praticanti la pesca d’altura, decimate dalla convenienza del disarmo e dalla necessità di frequentare altri porti.

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Ora ci si mette anche l’Inps, secondo le rimostranze della marineria, con l’invio di cartelle esattoriali, particolarmente penalizzanti.
Questa volta è stato preso di mira il settore della piccola pesca, quel settore cioè costituito dalle barche di stazza inferiore alle 10 tonnellate che praticano la pesca entro le 3 miglia e quindi possono far rientro in porto con frequenza giornaliera.
 
Spesso si tratta di piccole aziende che procurano un sostentamento familiare esposte alla crisi, agli umori del cattivo tempo e a tutte le altre nubi che si sono addensate sul settore, più delle vongolare e dei pescherecci più grandi. L’ambiente del porto è in agitazione, ora si teme che vengano colpite le aziende più fragili. Le cartelle esattoriali, di cui si parla, infatti impongono il pagamento di molte decine e anche centinaia di migliaia di euro, tali che, se non fossero revocate, potrebbero far chiudere non poche imprese.
«Attenzione – ha dichiarato il rappresentante dei produttori Tonino Giardini – non si tratta di evasione contributiva, ma di una diversa interpretazione legislativa che viene fatta oggi, dopo che per decenni l’Inps ha accettato la prassi dei versamenti che sono stati fatti fino ad oggi». Nel settore infatti sono vigenti due sistemi di versamenti contributivi: quello contemplato dalla legge 250 del 1958 che coinvolge le piccole imprese dei pescatori autonomi, ai quali si chiedeva un minimo sforzo contributivo, seppure in cambio si offrivano poche cose: una pensione inferiore a quella sociale, le indennità di infortunio corrisposte al 50 per cento, non si prevedeva né copertura della malattia, né cassa integrazione. E quello contemplato dalla legge 413 che interessa le barche superiori, comportando il pagamento di cifra più alte ma offrendo maggiori prestazioni, il che ha coinvolto anche pescatori di piccole aziende autonome. Secondo l’Inps invece non potevano essere ammesse eccezioni, inoltre è stato eccepito l’imbarco di dipendenti con contribuzione agevolata rispetto a quello dei proprietari.

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