Famiglia fanese nell'inferno di fuoco
a Malibu: «Costretti a evacuare la casa»

Famiglia fanese nell'inferno di fuoco a Malibu: «Costretti a evacuare la casa»
di Massimo Foghetti
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 14 Novembre 2018, 10:23
FANO - C’è una coppia fanese tra gli sfollati di Malibu, accerchiata dal fuoco. Hanno dovuto abbandonare la loro casa per l’avanzare delle fiamme che da giorni stanno devastando i sobborghi ad ovest di Los Angeles, causando morte e devastazione.
Floriana Berlich e Tommaso Mei, lui il figlio di una nota famiglia fanese, divenuto apprezzato fotografo, dopo che si era spostato a Milano per concretizzare il suo sogno professionale e dalla città meneghina negli Stati Uniti, a Los Angeles, dove si dedica soprattutto alla ritrattistica, diventando il fotografo delle più note star di Hollywood; lei di origine siciliana, ma fanese di adozione, avendo gestito per diversi anni nella nostra città un’agenzia di assicurazione. «Noi stiamo bene – ha detto Floriana, contattata su Facebook – ma anche noi siamo stati evacuati essendo la nostra casa molto a rischio. Passate queste 24 ore sapremo meglio quello che ci aspetta».
  
Tutto quindi è ancora in divenire. Sono giorni che il fuoco avanza e il cielo su Malibu si è trasformato in una nuvola ardente. Non molto lontano c’ è anche il Getty Museum che custodisce il famoso bronzo dell’atleta che si incorona, pescato dai pescatori fanesi in Adriatico e avviato sul mercato clandestino delle opere d’arte. Il museo è stato allestito in una costruzione che riproduce in termini scientifici la villa dei papiri di Ercolano, immersa in una vasta area arredata a giardino. «Per il momento – ha detto Floriana – il museo è salvo. Le fiamme non lo hanno raggiunto, ma tutta la zona è sotto assedio e le squadre di soccorso stanno lottando contro le fiamme».
Floriana e Tommaso si sono stabiliti con la loro figlioletta a Malibu, in un paesaggio incantevole, tra colline e mare, abitato anche da tanti attori. Si tratta però anche di un paesaggio molto fragile, spesso soggetto ad incendi a causa dei lunghi periodi di siccità.
Le precipitazioni sono infatti abbastanza scarse, non raggiungendo i 400 millimetri all’anno, ed hanno un andamento simile a quello mediterraneo, ma con un autunno più secco, dato che la gran parte delle piogge cade da dicembre a marzo, mentre in estate non piove quasi mai. L’incendio che è divampato questa volta è uno dei più gravi che si siano verificati negli Stati Uniti: alimentato dalla vegetazione secca, è stato propagato da un forte vento che ha sospinto le fiamme su e giù per le colline, rendendo in cenere tutto ciò incontrava. Ville, giardini, sontuose residenze e casette di gente normale, tutto è stato fagocitato, senza che le squadre di soccorso, nonostante i rinforzi inviati dal Governo centrale, riuscissero ad arginare la devastazione. Molti cittadini sono morti restando prigionieri delle loro auto, mentre cercavano di allontanarsi dal pericolo.
 
Al momento, secondo quanto riportano le cronache, sono oltre 7.000 le abitazioni distrutte, 31 morti accertati e oltre 250.000 gli sfollati. Forse è un destino: ogni volta che si verifica una catastrofe, un fanese è presente a viverla e a raccontarla: Francesco Foghetti presente allo Tsunami del Giappone che nel 2011 provocò la tragedia di Fukushima; Daniele Carboni all’uragano di Cuba, che l’anno scorso costrinse un milione di persone a fuggire dalle loro abitazioni.
© RIPRODUZIONE RISERVATA