FANO - La famiglia di Giorgio Scrofani continua a chiedere giustizia per l’autista soccorritore del 118, in servizio presso la postazione di soccorso di Calcinelli, morto per Covid-19 alla fine di marzo 2020. Dopo l’esito negativo della denuncia penale, che ha visto il giudice per le indagini preliminari accogliere la richiesta di archiviazione della procura della Repubblica per la mancanza di evidenze sulla responsabilità del datore di lavoro, la moglie, la figlia e la sorella della vittima proseguono la loro battaglia legale e adiscono il giudice del lavoro convinte che Giorgio Scrofani, morto 23 giorni dopo la manifestazione dei primi sintomi della malattia, abbia contratto il coronavirus durante il servizio, a causa della mancata adozione di adeguate misure di prevenzione.
Le contestazioni
L’avvocato Giulio Maione ha presentato un ricorso alla sezione lavoro del Tribunale di Pesaro contestando la responsabilità della Croce Europa Valconca, di cui Scrofani era dipendente, e indicando carenze organizzative e gestionali dei luoghi di lavoro con una mancata formazione del personale sul corretto utilizzo dei dispositivi di protezione individuale e sulle procedure da adottare durante l’emergenza (per un diverso profilo di responsabilità, il giudice penale ha ritenuto adeguati alle conoscenze scientifiche dell’epoca i primissimi protocolli adottati).