Autista del 118 ucciso dalla prima ondata coronavirus: la famiglia dal giudice del lavoro per ottenere 2 milioni di risarcimento

Autista del 118 ucciso dalla prima ondata coronavirus: la famiglia dal giudice del lavoro per ottenere 2 milioni di risarcimento
Autista del 118 ucciso dalla prima ondata coronavirus: la famiglia dal giudice del lavoro per ottenere 2 milioni di risarcimento
di Lorenzo Furlani
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Martedì 10 Agosto 2021, 07:45 - Ultimo aggiornamento: 19:22

FANO - La famiglia di Giorgio Scrofani continua a chiedere giustizia per l’autista soccorritore del 118, in servizio presso la postazione di soccorso di Calcinelli, morto per Covid-19 alla fine di marzo 2020. Dopo l’esito negativo della denuncia penale, che ha visto il giudice per le indagini preliminari accogliere la richiesta di archiviazione della procura della Repubblica per la mancanza di evidenze sulla responsabilità del datore di lavoro, la moglie, la figlia e la sorella della vittima proseguono la loro battaglia legale e adiscono il giudice del lavoro convinte che Giorgio Scrofani, morto 23 giorni dopo la manifestazione dei primi sintomi della malattia, abbia contratto il coronavirus durante il servizio, a causa della mancata adozione di adeguate misure di prevenzione.

Le contestazioni

L’avvocato Giulio Maione ha presentato un ricorso alla sezione lavoro del Tribunale di Pesaro contestando la responsabilità della Croce Europa Valconca, di cui Scrofani era dipendente, e indicando carenze organizzative e gestionali dei luoghi di lavoro con una mancata formazione del personale sul corretto utilizzo dei dispositivi di protezione individuale e sulle procedure da adottare durante l’emergenza (per un diverso profilo di responsabilità, il giudice penale ha ritenuto adeguati alle conoscenze scientifiche dell’epoca i primissimi protocolli adottati).

Lo staff legale, composto anche dal professor Antonello De Oto e dagli avvocati Wakim Khuri, Elisa Li Causi e Mathis Macieri, ha chiesto un risarcimento complessivo di quasi 2 milioni di euro per le tre familiari. L’istanza si fonda su alcune consulenze, già prodotte sul piano penale, tra cui quelle dell’esperto di sicurezza sul lavoro che ha rilevato diverse criticità nella sede di Calcinelli (e nelle altre due sedi dell’azienda), del tecnico informatico che ha tracciato tramite telefonino gli spostamenti di Scrofani accertando la prevalenza dei percorsi di lavoro e del professor Giorgetti che ritiene “decisamente più probabile il momento e l’eziologia dell’esposizione dello Scrofani al virus Sars Cov2 come avvenuto nel contesto della sua attività lavorativa di autista soccorritore, impegnato in quei giorni a fronteggiare la crescente ondata di contagi”. L’udienza è stata convocata dal giudice del lavoro per il prossimo mese di dicembre.

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