FANO - Non solo i servizi sociali comunali e le associazioni di volontariato come la Caritas sono pressati da richieste di aiuto perché le famiglie non riescono più ad arrivare alla fine del mese, ma anche i patronati sono gravati di pratiche che cercano di concorrere ai sussidi messi a disposizione dalle istituzioni. Si tratta di grosse cifre finalizzate globalmente che poi si riducono ad aiuti temporanei quando sono distribuite a ciascun gruppo familiare.
Costi bollette da abbassare
Le difficoltà dunque permangono, a meno che non intervengano risoluzioni che almeno per quanto riguarda l’aumento delle bollette, abbassino i costi alla fonte. Vi sono poi casi in cui gli effetti della pandemia si radicano a quelli provocati dalla crisi economica e allora si verificano situazioni paradossali in cui nemmeno le istituzioni sanno più che pesci pigliare. Maurizio Tomassini, già presidente regionale dell’Acli evidenzia il caso di una famiglia in quarantena che deve abbandonare la propria abitazione perché sotto sfratto. Dove andrà a trascorrere il suo periodo di isolamento questo nucleo familiare? «E’ vero, che si tratta di un caso particolare – evidenzia Tomassini – ma è significativo dei problemi che può creare la situazione incombente. Non così raro è il caso che, al di là della pandemia, coinvolge chi è costretto ad abbandonare l’abitazione in affitto perché non riesce più a mantenersi in regola con il pagamento del canone. Non di rado è la stessa pandemia che provoca la perdita di posti di lavoro e rende più difficile la riabilitazione sociale. In questi giorni noi alle Acli riceviamo una moltitudine di telefonate per concordare appuntamenti con persone che necessitano della loro Isee per aspirare ai nuovi sostegni del Governo. La scadenza è ancora lontana, ma l’urgenza è tanta, quindi molte persone tentano di anticipare i tempi per risolvere i loro problemi quotidiani. Avere quei 200 – 300 euro in più sulla busta paga, costituisce un aiuto, seppure come abbiamo detto, temporaneo».
Tomassini giudica contraddittorio anche l’atteggiamento delle istituzioni che da una parte erogano dei buoni per aiutare le famiglie in difficoltà e dall’altra le tartassano effettuando accertamenti sul pagamento delle imposte, come sta accadendo a Fano a proposito della Tari.
Le riscossioni coattive
«C’è modo e modo – evidenzia l’esponente dell’Acli – di agire: se in via di accertamento risalta qualcosa che non va, si dovrebbe contattare il cittadino affinché questo possa spiegare le sue ragioni e procedere con la repressione solo se queste non appaiono oggettivamente valide; farlo dopo aver proceduto d’ufficio notificandogli già una multa, si costringe l’utente a fare ricorso, sobbarcandosi di maggiori spese per avvalersi della collaborazione di un professionista che dimostri le sue buone ragioni».