Coppia di Fano prigioniera in casa durante il lockdown tra insulti e minacce: la vicina a processo per stalking

Vicina molesta: smart working impossibile durante il lockdown
Vicina molesta: smart working impossibile durante il lockdown
di Luigi Benelli
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Martedì 5 Luglio 2022, 01:10 - Ultimo aggiornamento: 12:53

FANO-  Cercavano di rimanere a casa il meno possibile per non sentire gli insulti e le minacce della vicina, 64enne fanese a processo. La donna è accusata di atti persecutori per le minacce, le offese e le molestie reiterate dal 2016 al 2020 ai danni di una coppia di 40enni in un appartamento nella zona del Nolfi.

I due sarebbero stati persino costretti a modificare le abitudini di vita per evitarla. E soprattutto durante il lockdown e lo smartworking si dovevano adoperare per non far sentire gli insulti agli interlocutori del lavoro. Ma non è tutto perché si facevano accompagnare per uscire e rientrare di casa, visto lo stato d’ansia e di stress che la signora gli procurava. A tutto questo si aggiungono le minacce di morte: «Dovete morire, vi taglio la gola. Devo godere nel vederti morire». Insulti ripetuti quotidianamente anche sul terrazzo per farsi sentire da loro e da altri vicini. Tra le ingiurie anche quella legata alle origini meridionali della coppia. «Terroni». La signora avrebbe suonato insistentemente il campanello per rovesciare palate di insulti: «Fate schifo, zoticoni, avete la bocca piena di merda». E ancora: «Devi sparire». I dissidi sarebbero continuati con rumori di mobili e botte sugli infissi per arrecare fastidio. Infine li avrebbe anche spiato e controllato in maniera ossessiva i loro movimenti. Si sarebbe appostata dietro la porta proprio negli orari in cui sapeva che sarebbero usciti. Non è chiaro perché i due fossero il suo bersaglio, la coppia non sa darsene una spiegazione. 
L’avvocato della signora, Alessandro Pagnini, ha chiesto che possa essere sentito l’amministratore di sostegno della donna nella prossima udienza.

Un dato che rileva una situazione instabile. Ieri davanti al giudice monocratico sono stati sentiti i testi dell’accusa che hanno confermato quanto accaduto. La signora nel frattempo ha cambiato casa. La sentenza il 7 novembre.

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