Chiesa in lutto, il Covid si porta via il vescovo emerito Mario Cecchini

Chiesa in lutto, il Covid si porta via il vescovo emerito Mario Cecchini
Chiesa in lutto, il Covid si porta via il vescovo emerito Mario Cecchini
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Giovedì 14 Gennaio 2021, 06:30

FANO -  È deceduto ieri mattina all’Opera Pia Mastai Ferretti dove si era ritirato da tempo monsignor Mario Cecchini che è stato vescovo di Fano, di Fossombrone, Cagli e Pergola dal 1986 al 1998. Succedette a Costanzo Micci che insieme a Vincenzo Del Signore, fu l’artefice della rinascita civile e religiosa della città nel dopoguerra. Purtroppo il coronavirus, stante anche la sua veneranda età – avrebbe compiuto 88 anni il 25 gennaio prossimo - l’ha portato via. Già in passato aveva sofferto di diverse patologie dovendo rinunciare a proseguire il suo ministero alla guida della Chiesa fanese all’età di 65 anni, l’8 settembre 1998, diventando così vescovo emerito.


Era nato nel piccolo paese di Piticchio, una frazione del Comune di Arcevia; era entrato giovanissimo nel Seminario di Senigallia, ottenendo l’ordinazione sacerdotale il 16 marzo 1958. Ottenuta l’abilitazione magistrale, si impegnò nei primi anni della sua missione ad insegnare ai ragazzi che frequentavano le elementari in Seminario. Si laureò poi all’Università di Urbino in Pedagogia e in Giurisprudenza. Nel 1967 fu nominato segretario dell’Opera Pia Mastai Ferretti e in seguito vicario generale e poi nel 1983 parroco del duomo di Senigallia, mandato che assolse per 3 anni, fin quando l’11 febbraio del 1986 fi consacrato vescovo della città di Fano e delle altre tre diocesi collegate alla stessa. La cerimonia avvenne all’interno della cattedrale di Senigallia e a imporre le mani sul nuovo presule fu il cardinale Bernardin Gantin. 
Alcuni giorni dopo festoso fu il suo ingresso nella città di Fano, con una nuova cerimonia di accoglienza che si svolse nel duomo della città della Fortuna. Il suo viso gioviale, il suo sorriso lo fecero subito ben volere dai fedeli delle quattro diocesi, dato chela sua fisionomia faceva ricordare quella di Papa Giovanni XXIII. Del resto il motto che scelse per identificare il suo stemma “Fortiter et Suaviter” esprime bene le doti del suo carattere. Tra le sue opere più significative rientrano le trattative che intavolò con il Vaticano perché la proprietà dell’ex seminario regionale di via Roma passasse alla diocesi. Ora l’edificio, dopo che il compito formativo dei nuovi sacerdoti è passato ad Ancona, è occupato dalla Curia e da istituzioni prestigiose come il museo, l’archivio e la biblioteca diocesana che conserva prestigiosi codici.
Fu anche il fautore del santuario di San Giuseppe in Spicello e lavorò intensamente per la unificazione delle quattro diocesi. Colpito da Ictus reagì finché poté nel proseguire il suo ministero, poi però fu costretto a rassegnare le sue dimissioni, ritirandosi a Senigallia. Dopo aver resistito per diversi anni ancora alla malattia, ha ceduto purtroppo ieri al Covid 19 che si è insinuato nella Rsa dell’Opera Pia.
Il ricordo
«Persona paterna, amabile e vicino alla gente - lo ricorda la diocesi - la sua presenza alla guida della diocesi fanese è stata segnata da un grave incidente subito alla fine degli anni ’80.

Nel suo ministero ha favorito le Missioni ad gentes visitando, laddove svolgevano il loro ministero, i preti fidei donum della diocesi. La su devozione a Maria, madre di Gesù, ha segnato profondamente la sua spiritualità e il suo agire pastorale.

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