FANO - Il percorso per trasformare un rudere in un luogo simbolo del contesto storico, umanistico e urbanistico in cui si trova incastonato è già stato tracciato, si tratta adesso di percorrerlo senza aggiungere troppo altro tempo ai ventisei anni che sono passati da quando il “Manfrini” ha smesso di essere un asilo senza, nel frattempo, riuscire a diventare qualcos’altro.
Vicende travagliate
Abortita l’idea di ricavarne case popolari, rigettata dall’Agenzia del Demanio che ne è proprietaria in nome delle direttive del federalismo fiscale, si è fatta strada quella compatibile con l’esigenza di valorizzare l’immobile, che fa poi da leva per ottenerne la disponibilità, di farne la sede del Museo della marineria.
Lì potranno essere organizzati eventi e conferenze ma ci sarà posto anche per l’attività delle associazioni. Tutto rispettando i prospetti originari ma solo dopo aver rimediato ai guasti del tempo e della trascuratezza, particolarmente evidenti su tetto e solai, e avere anche predisposto una variante. Ci si è rivolti ad un soggetto esterno anche per la progettazione esecutiva strutturale e impiantistica del restyling di piazza Marcolini. Sempre muovendo dal superlavoro che sovraccarica gli uffici e dall’assenza di competenze specifiche, il mandato è stato assegnato per 15.000 euro alla Idraulica & Ambiente di Pesaro che agirà sulla base del disegno elaborato proprio dal personale interno e frutto di una rilettura del progetto originario.
Piante secolari
Lettura dettata dalla necessità di preservare cinque dei sei lecci secolari presenti nell’area e per la cui sopravvivenza, avvalorata da un supplemento di indagine, si era battuto energicamente, fino a centrare il risultato, il movimento ambientalista. Trenta i giorni di tempo concessi e, del resto, se non si vuole mettere a rischio il finanziamento statale da 500.000 euro occorre darsi una mossa.