Fano, il papà di Mattia vittima delle slot
"No all'azzardo legale, salvate i vostri figli"

Fano, il papà di Mattia vittima delle slot "No all'azzardo legale, salvate i vostri figli"
di Lorenzo Furlani
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Sabato 21 Novembre 2015, 12:45 - Ultimo aggiornamento: 27 Novembre, 20:56
FANO - “Aprite gli occhi perché l’indifferenza vi fa stare dalla parte sbagliata. Il futuro dei vostri figli è in pericolo. Bisogna dire basta al gioco d’azzardo legale”. E’ stata una testimonianza forte quella di Fabrizio Mastrogiacomi che ha parlato più alla testa che al cuore del pubblico, con l’effetto di un colpo allo stomaco, dopo la proiezione al Politeama del film “Vivere alla grande” organizzata dal gruppo Marche Nord dei soci di Banca Etica e dall’associazione Zero Slot.

Mastrogiacomi è il papà di Mattia, il giovane di Senigallia che nell’aprile di un anno fa si impiccò a un albero dopo aver perso alle slot machine 2.000 euro presi dal bancomat di un amico. Nel documentario di Fabio Leli, presentato all’ultimo Festival di Locarno, che descrive il girone dantesco dei giocatori d’azzardo patologici dove si possono perdere il patrimonio, il lavoro, gli affetti e anche la vita, quella di Mattia è la storia più tragica perché lui ha perso tutto.

“Sgombriamo il campo da ogni pietismo - ha attaccato Fabrizio Mastrogiacomi -. L’associazione Zero Slot, che ho fondato con gli amici di Mattia cercando di essere un cittadino responsabile, vuole mettersi al servizio della comunità partendo dalla mia esperienza. Perché nella società non c’è la percezione di quanto sia devastante il fenomeno dell’azzardo legalizzato e della dipendenza che produce. In questa vicenda un imputato indifendibile c’è. Finiamola di parlare di come si curano i giocatori patologici lasciando tranquillamente fare alla politica quello che vuole. Si sono inventati una malattia, stanno massacrando il proprio popolo. I giornali e le televisioni vivono di pubblicità del gioco d’azzardo. Perciò io mi rivolgo ai miei connazionali, qui bisogna rovesciare la piramide e prendere il toro per le corna”.

Il gioco d’azzardo legale, che con 100 miliardi di fatturato all’anno è la terza industria del Paese, si è sviluppato in modo esponenziale negli ultimi vent’anni, tra lotterie, scommesse, concorsi e slot machine, con un grandissimo carico di sofferenze (12.376 i malati cronici secondo il Ministero della salute e un milione i giocatori a rischio, ma i dati sono sottostimati). “Vivere alla grande” descrive il coacervo di interessi poco trasparenti che ha portato lo Stato, per fare cassa, ad alimentare il sogno degli italiani, in particolare delle classi meno abbienti, di arricchirsi con un colpo di fortuna. Lo Stato così incassa 8 miliardi di euro ma ne spende di più per i costi sociali delle dipendenze.

Dopo la proiezione, hanno dato vita a una conversazione il giovane regista Fabio Leli; il protagonista del film, Francesco Fiore, ex giocatore patologico di Vicenza che alle slot machine ha perso il patrimonio e la famiglia (moglie e figlia l’hanno lasciato); Fabrizio Mastrogiacomi, presente nel documentario con i ragazzi dell’associazione Zero Slot di Senigallia, e la psicologa clinica Chiara Pracucci.

Il regista, che ha dedicato all’opera quattro anni di lavoro, ha spiegato come il documentario nasca per strada, dalla vista della proliferazione delle sale slot frequentate per tutto il giorno dalle stesse persone. A Francesco Fiore, che ora si dedica alla prevenzione nelle scuole, la spinta per riemergere dal baratro l’ha data l’amore per la sua bambina perché il fondo l’ha toccato quando dopo due giorni e due notti passati davanti alle slot machine, perdendo tutti i soldi, ha giocato anche i 20 euro che gli servivano per comprare un regalo alla figlia. La psicologa Chiara Pracucci, oltre a fornire consigli su come riconoscere e aiutare un giocatore patologico che modifica le sue relazioni, si isola, mente e ha un bisogno compulsivo di denaro, ha messo in evidenza come il fenomeno della dipendenza, che colpisce anche i ragazzini, sia sottostimato e lo Stato non lo affronti con le risorse adeguate.

Il film di Leli mostra le ambiguità e le contraddizioni della politica e dà voce al movimento di cittadinanza attiva che vuole togliere le slot machine dai bar frequentati anche dai minori e vietare la pubblicità del gioco d’azzardo. L’appello finale è rivolto agli spettatori: smettete di comprare i gratta e vinci e di buttare soldi nelle slot machine, solo cambiando le nostre abitudini si potrà sconfiggere tutto il male generato dalla bestia dell’azzardo legalizzato.
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