PESARO «Gnudi un grande capitano nel periodo più duro della pandemia, speriamo di poterlo riavere con noi. Tutto ciò che ha denunciato, oggi è sotto gli occhi di tutti. Un errore mettergli i medici contro». Il sindaco Matteo Ricci ha consegnato ieri mattina in Comune il riconoscimento di elevati meriti a Umberto Gnudi, l’ex primario del pronto soccorso, arrivato nella sala consiliare inseme a Tiziana Marte (Oss), Cristina Casacu (operatore Dussmann Pronto Soccorso), Giovanni Polidoro (medico del Pronto Soccorso), Marianna Luchena (infermiera Pronto Soccorso), Marco Spinaci (118), Lucia Azzini (infermiera rianimazione). «Tutti hanno dato l’anima – ha detto Gnudi - Queste persone per me non saranno mai solo dipendenti: insieme abbiamo fatto una cosa incredibile e questo riconoscimento lo meritiamo».
Tra le motivazioni l’aver «combattuto in prima linea contro la devastante pandemia che ci ha colpito effettuando turni massacranti in qualità di Direttore Facente Funzioni al Pronto Soccorso di Marche Nord.
«Quanto accaduto pensiamo anche che sia frutto di un metodo gestionale che non ci ha mai convinto. Quando ci sono problemi, si possono anche dire cose sopra le righe, ma bisogna capire lo stato d’animo che uno vive e non si reagisce mettendogli contro il resto della squadra. Come se un assessore dicesse qualcosa sopra le righe perchè sotto tensione e io in conferenza gli metto gli altri assessori contro. E’ un peccato, perdiamo un faro che abbiamo avuto in questi anni di grande nebbia. Vediamo i problemi dell’ospedale, del pronto soccorso, la mancanza di personale, tutte cose che Gnudi ha denunciato e che sono sotto gli occhi di tutti noi». Gnudi ricorda le primissime fasi della pandemia: «Nella prime 3-4 settimane c’erano solo il pronto soccorso e la rianimazione come argine. Abbiamo avuto gli stessi numeri della Lombardia, non voglio paragonare la disponibilità di posti letto con Milano, sarebbe ridicolo, quello che abbiamo fatto noi è stato incredibile. Se mi avessero preannunciato ciò che sarebbe successo e mi avessero chiesto se pensavamo di farcela, avrei detto di no, era troppo grande per noi. Ogni giorno pensavo di essere sul punto di cedere, ogni giorno sapevo che quello successivo sarebbe stato peggio. Il fatto che ne siamo venuti fuori è una riprova del grande lavoro svolto da tutti».