PESARO Sono i comuni delle unioni montane (Uncem) a presentare un vademecum su come affrontare la siccità sia dal punto di vista strutturale che dei comportamenti dei singoli.
L’elemento chiave è quello dell’efficientamento delle reti idriche. Un po’ in tutta Italia subiscono perdite rilevanti che vanno dal 20 al 60%. Ai gestori del ciclo idrico integrato e alle Ato si chiede di mettere in rete le reti comunali che in a volte non lo sono per questioni campanilistiche. Altro passo fondamentale è la realizzazione dei depuratori dove non esistono.
La pianificazione
Sulla pianificazione di nuovi invasi Uncem ribadisce che «vuol dire investire nella relazione tra acqua e forza di gravità, tra chi produce e chi consuma il bene, dando dunque pieno ruolo ai territori montani.
Stato e regioni
«Rendere migliore il ciclo idrico integrato è necessario chiedendo alle Regioni, da parte dello Stato, di convocare anche con le Autorità d’Ambito, tavoli di interazione e concertazione del sistema degli Enti locali, con le Associazioni e i gestori di acquedotto, fognature, depurazione, con tutte le multiutilities. Chiedendo che il piano di investimenti annuale dei gestori sia finalizzato non solo alle grand aree urbane, ma sia distribuito anche nelle aree interne e montane. Per questo, ogni regione deve inserire una percentuale di “ritorno” ai territori sulla tariffa che ciascuna famiglia e impresa paga al gestore, a vantaggio della protezione delle fonti idriche.
I bacini
«Realizzare nuovi invasi - conclude Uncem - a uso plurimo della risorsa idrica (potabile, energetica, antincendio, irriguo) vuol dire essere efficaci nelle modalità di concertazione e nei tempi. Troppo già è stato perso. Troppo tempo passa dall’idea alla prima pietra. Sono necessarie forti regie regionali, nel quadro dei relativi Piani delle Acque, sbloccando il “piano invasi” nazionale oggi assopito».