Il torrente diventa una cloaca: batteri fecali in mare e scatta il divieto di balneazione

L'acqua limacciosa e maleodorante della piena del torrente Arzilla
L'acqua limacciosa e maleodorante della piena del torrente Arzilla
di Lorenzo Furlani
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Sabato 28 Agosto 2021, 08:52 - Ultimo aggiornamento: 11:12

FANO - Più che un torrente, l’Arzilla è diventata una cloaca a cielo aperto dopo il nubifragio che si è scatenato nelle prime ore di mercoledì nell’immediato entroterra fanese (tra Mombaroccio e Santa Maria dell’Arzilla erano caduti 75 millimetri di pioggia in appena due ore, dalle 3,30 alle 5,30), provocando smottamenti e dilavamenti di terreni e strade.

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L’onda di piena arrivata alla foce del torrente, tra i litorali di Arzilla e Lido, nella mattinata di mercoledì era formata da acque limacciose e maleodoranti, che hanno trascinato con sé fango e ogni sorta di sporcizia. Avevano anche un’alta carica batterica tanto da aver inquinato in modo massivo e prolungato tutto il litorale di Arzilla, dal moletto del Lido alla spiaggia libera oltre quella dei cani. Quello specchio di mare è diventato una specie di piscina piena di batteri fecali.

I dati impressionanti
Impressionanti le analisi dei campioni d’acqua prelevati dall’Arpam mercoledì e giovedì scorsi (quelle di ieri si conosceranno oggi).

Mercoledì il campionamento eseguito alle 13,15 nel punto di balneazione denominato “30 metri Nord Torrente Arzilla” ha rilevato una presenza di Enterococchi intestinali 43 volte superiore al limite di legge per la balneazione (8.664 Ufc/100 ml rispetto a 200 Ufc/100 ml) e una quantità di Escherichia coli 15 volte superiore alla soglia ammessa (6.586 Ufc/100 ml rispetto a 500 Ufc/100 ml). Il giorno seguente (prelievo eseguito alle 11,40) l’inquinamento batterico, nonostante le correnti marine e il mare mosso di mercoledì, si è ridotto solo del 25% per gli Enterococchi intestinali e del 41% per gli Escherichia coli.

Nel punto di prelievo più a Nord, di fronte alle concessioni balneari del litorale di Arzilla, invece, giovedì scorso i batteri fecali sono addirittura aumentati, rispetto al giorno precedente: di quasi 8 volte gli Enterococchi intestinali (da 480 a 3.654 Ufc/100 ml), arrivando a una quantità 18 volte superiore al limite di legge, mentre gli Escherichia coli sono saliti a 5 volte e mezzo la soglia tollerata (da 1.785 a 2755 Ufc/100 ml). A dimostrazione che l’inquinamento dalla foce si è diffuso a Nord con un afflusso prolungato dal torrente.

Divieto senza analisi
Il divieto di balneazione era stato emesso già martedì senza analisi, in base all’ordinanza stagionale del 30 aprile 2021, in 10 punti del litorale dove affluiscono le acque miste scaricate dagli scolmatori, in seguito alla loro entrata in funzione per il temporale di lunedì.

Giovedì sono stati comunicati al Comune i risultati dei campionamenti di Arpam del giorno precedente, che hanno accertato un inquinamento batterico anche a Ponte Sasso per lo scolmatore sul Rio Crinaccio (253 Ufc/100 ml Enterococchi intestinali 776 Ufc/100 ml Escherichia coli). Una nuova ordinanza comunale ha confermato il divieto di balneazione in questi 3 punti, revocandolo negli altri 7.

La terza ordinanza
I risultati di ieri hanno rilevato il ripristino dei valori nella norma davanti alla spiaggia di Ponte Sasso (meno di 10 Ufc/100 ml per i due tipi di batteri fecali), perciò è stata emessa la terza ordinanza per revocare il divieto su quel tratto, ribadendolo sul litorale di Arzilla.

E il Comune tace
Tutto questo è avvenuto, si potrebbe dire, in modo carbonaro senza che l’amministrazione comunale desse alcuna comunicazione all’opinione pubblica, ma solo con l’esposizione dei cartelli sulle spiagge, la pubblicazione delle ordinanze sul sito web istituzionale e la notifica ai concessionari interessati. Ma i profili suscitati da questo problema sono diversi e tutti di primario interesse pubblico.

Allarme e proteste sui social
L’arrivo dell’onda di piena alla foce dell’Arzilla era stato accompagnato mercoledì dall’allarme e dalle proteste di quanti avevano visto il mare colorarsi di marrone, con foto e video postati sui social. C’erano state testimonianze precise, come quella di chi ha dichiarato che “all’inizio della piena, erano le 11,20, alla foce è arrivata un’acqua nera di fogna, molto putrida e molto puzzolente, poi man mano è arrivata quella color terra”.

Il giorno seguente, il direttore tecnico di Aset, Marco Romei, ha tenuto a precisare che il personale dell’azienda, che aveva controllato la foce, non aveva rilevato questo fenomeno, ma solo acque fangose seppure con tanta sporcizia. Ora i dati resi noti da Arpam avvalorano quella segnalazione social, perché l’inquinamento è massivo e prolungato.

Non basta la vasca di prima pioggia
Il direttore di Aset sin da mercoledì ha sottolineato che la vasca di prima pioggia ha funzionato trattenendo le acque miste dei due scolmatori della zona di Arzilla e convogliandole al depuratore. Ma evidentemente non basta, per gli scarichi che finiscono sul torrente a monte della zona di Arzilla e di Fano. L’evento meteorologico è stato certamente straordinario, ma non così raro.

Ed è significativo che ad Aset, tra amministratori e dirigenti, nessuno sappia se appunto a monte, a Santa Maria dell’Arzilla, ci siano altri scolmatori che scaricano sul torrente. Eppure sono stati spesi due milioni di euro per l’impianto attivo da giugno e Fano certamente non è un’isola a sé.

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