Discariche piene di rifiuti industriali, lettera di Aguzzi all'Ata: «Penalizzate le aziende marchigiane». Triplicati i quantitativi ammessi, più della metà da fuori regione

Discariche piene di rifiuti industriali, lettera di Aguzzi all'Ata: «Penalizzate le aziende marchigiane». Triplicati i quantitativi ammessi, più della metà da fuori regione
Discariche piene di rifiuti industriali, lettera di Aguzzi all'Ata: «Penalizzate le aziende marchigiane». Triplicati i quantitativi ammessi, più della metà da fuori regione
di Lorenzo Furlani
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Martedì 31 Gennaio 2023, 04:45

PESARO Le discariche della provincia di Pesaro Urbino vengono riempite con i rifiuti industriali, oltre la metà dei quali proviene da fuori regione. Quasi triplicati i quantitativi ammessi dal piano regionale di gestione dei rifiuti (Prgr), che per salvaguardare le esigenze di smaltimento del territorio esclude la possibilità di conferire scarti urbani e produttivi di provenienza extra marchigiana.


Un indirizzo incrementato


Questo sfruttamento intensivo degli impianti da parte dei gestori, Marche Multiservizi e Aset, volto a sostenere gli investimenti e in particolare incrementare gli utili, si è accentuato negli ultimi anni piuttosto che attenuarsi, allorché l’Assemblea territoriale di ambito ha concluso la redazione del piano provinciale dei rifiuti, che deve adeguarsi alla pianificazione regionale. Tanto che ora si prospetta l’esaurimento tra qualche anno della capienza degli impianti con una potenziale condizione di emergenza e la necessità di sacrificare altro suolo per interrare i rifiuti urbani della provincia.
Questo scenario preoccupante viene rappresentato in un’allarmata lettera dell’assessore regionale all’ambiente, Stefano Aguzzi, inviata al presidente dell’Ata di Pesaro Urbino, nonché presidente della Provincia, Giuseppe Paolini, contestualmente al provvedimento degli uffici tecnici della Regione che ha bocciato il piano d’ambito dei rifiuti, negandone la conformità alla pianificazione regionale vigente dal 2015. 

Censura politica e amministrativa


Quella di Aguzzi è una censura politica e amministrativa fondata sulle cifre. «È emerso, dai dati relativi all’anno 2021, acquisiti nell’ambito della stesura dell’aggiornamento del piano regionale - si legge nella lettera -, che è stato abbancato nelle discariche strategiche della provincia di Pesaro Urbino un quantitativo di rifiuti speciali pari al 138% dei rifiuti urbani dell’Ata1 smaltiti, di molto superiore al limite del 50% imposto dal Prgr che dovrà essere rispettato con l’entrata in vigenza del piano d’ambito (l’anno prima il dato era del 105%, ndr). Tale quantitativo è proveniente per circa il 54% da fuori regione».
In termini assoluti si tratta di ben oltre 100mila tonnellate di rifiuti.

Particolarmente rilevanti le cifre riferite agli impianti gestiti da Marche Multiservizi, «le discariche di Urbino Ca’ Lucio e Tavullia Ca’ Asprete: nella prima - evidenzia Aguzzi - i rifiuti speciali conferiti sono il 183% degli urbani, nella seconda il 154%. Dei rifiuti speciali conferiti a Urbino il 74% proviene da fuori regione, di quelli conferiti a Tavullia il 59%».


La censura politica


Duro il riferimento dell’assessore regionale alle esigenze produttive e ambientali del territorio. «Ciò sta a testimoniare - sottolinea rivolgendosi a Paolini - che questa eccedenza non è motivata dalla necessità di fornire risposte alle imprese marchigiane (...). Non è corretto tanto più sotto l’aspetto di sostanza che si perpetri lo sfruttamento del nostro territorio per soddisfare in modo preponderante i bisogni delle altre regioni».
L’analisi verte sull’interesse pubblico. «È vero che i rifiuti speciali seguono regole di mercato - precisa Stefano Aguzzi - ma qui stiamo parlando di discariche strategiche per la gestione pubblica, individuate come strategiche nel Prgr su indicazione della stessa Provincia, quindi la priorità dovrebbe essere quella di soddisfare i rifiuti prodotti nella nostra regione e consumare i volumi disponibili con parsimonia, cercando di farli durare più a lungo possibile, evitando così di dover ricercare nuova aree per realizzare nuove discariche».
 

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