PESARO - Collegato da un luogo segreto, con una telecamera che mostrava solo una parte di scrivania. Girolamo Biagio Bruzzese, collaboratore di giustizia, ha voluto ascoltare e vedere l’apertura del processo in Corte d’Assise a Pesaro a carico di Rocco Versace, il 57enne calabrese accusato di omicidio in concorso aver aiutato a pianificare l’omicidio del fratello Marcello Bruzzese, freddato da una scarica di proiettili il 25 dicembre 2018 davanti alla sua abitazione, in via Bovio, nel cuore del centro storico.
Un milione di risarcimento
La “colpa” di Marcello era quella di essere il parente di un pentito di ‘ndrangheta.
Seconda tranche ad Ancona
Dal 2003 con le sue testimonianza alcuni membri della famiglia Crea sono stati condannati. Candiloro e Tripodi hanno invece scelto di procedere con il rito abbreviato: l’udienza comincerà ad Ancona oggi. Versace era in videocollegamento dal carcere ed è difeso dagli avvocati Francesco Albanese e Pasquale Loiacono. «Abbiamo scelto questo rito perché a nostro avviso è la situazione migliore per dimostrare l’estraneità di Versace in questi fatti. L’indagine del Ros sottolinea che il nostro assistito era a Rizziconi il giorno dell’omicidio». L’accusa in aula era rappresentata dai pubblici ministeri Daniele Paci, Paolo Gubinelli e dalla procuratrice Monica Garulli. Stando agli inquirenti, l’omicidio Bruzzese sarebbe stato pianificato fin dal 2017 con l’obiettivo di attuare una vendetta trasversale nei confronti di Girolamo Biagio, collaboratore di giustizia a partire dal 2003 e testimone chiave in alcuni processi contro il clan, ritenuto dagli inquirenti affilato alla Ndrangheta. A partire da novembre 2018 sarebbero partiti i sopralluoghi nel territorio di Pesaro, con l’utilizzo di auto munite di targhe clonate, documenti falsi per soggiornare nelle strutture ricettive della zona, utenze telefoniche olandesi collegate a sistemi software/hardware crittografati. Bruzzese era stato freddato da più di venti proiettili calibro 9, sparati da due diverse pistole. Per arrivare ai tre imputati i carabinieri avevano scandagliato un miliardo e mezzo di registrazioni, passando tre anni a spulciare video, celle telefoniche, targhe di auto, mail e il traffico internet. La prossima udienza l’11 gennaio quando inizieranno a sfilare i primi testi. Nel corso dell’istruttoria verranno sentiti due pentiti e anche Girolamo Biagio.