«Ha lo smalto, diamogli fuoco alla mano». Due giovani aggrediti da 20 ragazzi con calci e pugni alla Rocca di Fano

Polizia al lavoro
Polizia al lavoro
di Gianluca Murgia
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Lunedì 10 Maggio 2021, 03:05 - Ultimo aggiornamento: 15:32

PESARO - «Ha lo smalto, diamogli fuoco alla mano». Prima hanno urlato, da lontano. Poi le provocazioni da vicino «fino a strapparmi dal collo la collana». Infine la violenza cieca. Nessuna rissa ma un’aggressione brutale, in 20 contro due: un 18enne e un 17enne, entrambi di Pesaro, picchiati selvaggiamente sabato sera, alle 19.30, nel giardino della Rocca Malatestiana di Fano.

 

Ad aver la peggio il minorenne: frattura del setto nasale con prognosi di 30 giorni, un dito rotto e varie lesioni in testa. Perché la banda, dopo averlo spinto a terra, si è accanito con calci, pugni e schiaffi mirati per almeno 15 minuti. «Eravamo in piedi, tutto è accaduto velocemente - racconta L.L., 18 anni -. Hanno iniziato a urlarci da lontano, almeno 100 metri. E chi pensava che ce l’avessero con noi? C’erano almeno altre 50 persone sparpagliate nel giardino. Poi, si sono avvicinati a un palmo dal mio naso. Erano una ventina, di età compresa tra i 15 e 22 anni. Mai visti prima. Un’aggressione omofoba? Siamo tutti e due etero. Cercavano solo un pretesto e l’hanno trovato nel mio ciuffo biondo e nel mio smalto. Prima hanno usato la scusa di chiederci una sigaretta, poi si sono accaniti su di me».

Provocazioni palesi: uno gli ha sfilato il cappello, l’altro ha strappato la sua collana, un terzo gli ha preso la mano. «Perché te metti lo smalto?» urlava. «Ha acceso l’accendino minacciandomi di dare fuoco alla mano». A quel punto il 17enne ha chiesto di smetterla. È stato il pretesto per aggredirlo fisicamente. Tutti contro uno. Hanno iniziato a spintonarlo. E più lui continuava a dire «lasciatemi stare» più loro lo picchiavano. «Loro agivano come se sapessero cosa fare, meccanicamente, ciascuno ha fatto qualcosa. Il mio amico, mi ha detto, che si era rassegnato a morire». Il 17enne, il giorno dopo, ricorda: «Non capivo cosa stesse accadendo, non capivo...». L.L aggiunge: «Negli ultimi 3-4 anni sono stato preso di mira per il mio look, ma una cosa del genere no. Non mi farò mai mettere i piedi in testa». Nessuno dei presenti è intervenuto in loro difesa ma qualcuno ha avvisato la polizia. Il branco è andato via con un ultimo avviso («Se chiamate aiuto sarà peggio per voi») portandosi dietro il cellulare del 17enne e le chiavi di casa di entrambi. Solo il telefono è stato ritrovato, distrutto, in una siepe. Dopo un quarto d’ora è piombata la polizia e, a supporto, l’aliquota radiomobile. Sul posto sono arrivati anche i genitori che poi hanno sporto denuncia. 

«Chi si comporta così è solo una bestia - racconta il padre del 17enne -. È stata una vile e barbara aggressione.

Il pensiero va subito a casi come quello di Willy, a Colleferro. La cosa che mi ha colpito di più è stato vedere il suo amico che mi chiedeva scusa perché si sentiva quasi colpevole per l’accaduto, visto il pretesto dello smalto. Nel dolore sono fiero di loro: uno ha dato coraggio all’altro e non hanno reagito. Si porteranno dietro un carico di dolore, capiranno che le diversità sono bellissime, anche a partire dal modo di vestirsi. Sono convinto che la polizia di Fano farà un ottimo lavoro, si sono subito presi cura dei nostri ragazzi che erano sconvolti». 

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